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Emergenza coronavirus nel Lazio, gli ospedali scoppiano di Covid

Antonio Sbraga
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L’inarrestabile corsa del Covid non risparmia le corsie e negli ospedali del Lazio regnano “caos e malagestione, che mettono a rischio la salute di tutti. Sabato scorso, ad esempio, 10 operatori sanitari positivi e 3 anestesisti del Santo Spirito sono risultati positivi”, denuncia il sindacato Usb, che oggi alle 10 protesterà sotto la sede della Regione. Secondo il sindacato “mancano percorsi adatti all’ingresso dei Pronto soccorso per malati Covid e no Covid, nonché chiare indicazioni ai loro parenti riguardo le aree in cui sostare in attesa dei propri congiunti. I percorsi interni per i malati dimessi dai Pronto soccorso e destinati alle ai reparti Covid non sono comunicati al personale addetto al trasporto, che spesso è in appalto con una cooperativa. Non vengono effettuate le dovute verifiche delle ambulanze per il trasporto Covid, incluso l’isolamento, nemmeno per la sicurezza degli operatori”.

All’ospedale Oftalmico, prosegue Usb, “la tenda pre-triage non c’è! In questo modo si rischia di trovarsi pazienti positivi che accedono al pronto soccorso. Mancano ancora infermieri e medici, soprattutto nelle aree di rianimazione e camera operatoria. Pochissime le assunzioni, del tutto insufficienti ad affrontare la situazione di emergenza in corso”. Secondo i calcoli della Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), infatti, “la carenza nel Lazio è di 250 unità”, solo per quanto riguarda i medici rianimatori. Per il vicepresidente del Siiarti, Antonino Giarratano, “nel Lazio dovrebbe essere applicato il decreto Calabria, che permetterebbe l'assunzione di medici specializzandi iscritti all'ultimo e al penultimo anno di corso delle scuole di specializzazione". Perché, a suo giudizio, richiamare in servizio i medici in pensione non risolve il problema di carenza di anestesisti: “I numeri sono piccoli e le fasce d'età sono a rischio. E' una soluzione minimale del problema”.

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