ecco l'accordo

Stadio Roma, manca solo un esame: Tor di Valle più vicina

Fernando Magliaro

La consegna è avvenuta manualmente 11 giorni fa, il 21 luglio. Una copia era già sulla scrivania del sindaco di Roma, Virginia Raggi, e altre due hanno preso la strada degli uffici della Roma e di Eurnova. Due copie consegnate a mano che contengono il testo definitivo della convenzione urbanistica, il contratto fra il Campidoglio e i proponenti del progetto del nuovo stadio della As Roma a Tor di Valle, e che regolerà ogni singolo aspetto della costruzione delle opere. È il testo finale, quello che verrà sottoposto al voto del Consiglio comunale dopo essere passato per le Commissioni e il IX Municipio.

La prima novità che salta agli occhi rispetto alla bozza di cui Il Tempo rese conto a ottobre dello scorso anno, è la creazione di un apposito ufficio, chiamato «organismo di vigilanza» che avrò il compito di controllare e monitorare l’esatto adempimento del contratto.

  

I nomi dei componenti di questo ufficio ancora non sono stati definiti ma la nomina spetterà al Sindaco e avrà il compito di controllare e sovrintendere tutte le fasi realizzative degli interventi: dalla progettazione esecutiva al puntuale adempimento di tutti gli obblighi contrattuali.

Seconda novità: la Convenzione avrà una durata di 10 anni ed entrerà in vigore immediatamente dopo l’approvazione finale di tutti gli atti in Regione Lazio. Dopo il voto il Consiglio comunale, infatti, la procedura prevede che, aggiornate le carte progettuali da parte dei proponenti, l’intero plico sia spedito in Regione per il completamento delle procedure di variante urbanistica. Questa fase si concluderà con una delibera di Giunta regionale (atto dovuto e non soggetto a valutazioni politiche ma solo tecniche) dopo di che scatterà la validità della Convenzione.

Terzo passaggio: viene chiarito il nodo dell’unificazione della via del Mare e della via Ostiense. Questo è stato uno dei grandi temi sui quali, per mesi, si è discusso attorno al tavolo delle trattative. Il progetto originario prevedeva che le due strade, di proprietà della Città Metropolitana, venissero unificate e allargate. Il problema è un tratto di 900 metri fra viale Marconi e Tor di Valle: qui sorgono alcuni capannoni a separare la via del Mare dall’Ostiense. Il Comune ha chiesto che questo tratto venisse non solo unificato come sensi di marcia ma anche come tracciato della strada, quindi che si eliminassero i capannoni in messo. Il tutto per favorire la realizzazione degli svincoli dal futuro Ponte dei Congressi. Solo che questa unificazione del tracciato non era inclusa fra le prescrizioni della Conferenza di Servizi e quindi i proponenti temevano le lungaggini degli espropri e il rischio di non poter aprire l’impianto per colpa di un intervento aggiuntivo.

Alla fine, è stato trovato il compromesso: l’unificazione del tracciato viene inserita in Convenzione, cosa che i proponenti non volevano, ma l’eventuale ritardo nella realizzazione dell’intervento non sarà preclusivo della prima utilizzazione dello Stadio. Insomma, se si ritarda, lo Stadio aprirà ugualmente.

Per tutte le altre opere pubbliche, invece, rimane, né avrebbe potuto essere altrimenti, l’obbligo della "contestualità" fra il completamento delle stesse e l’apertura dello Stadio. Poiché alcune di queste opere pubbliche - il Ponte dei Congressi gestito dallo Stato e il rifacimento della ferrovia Roma-Lido di Ostia gestito dalla Regione Lazio - non sono sotto il diretto controllo dei proponenti e quando mancherà un anno all’apertura dello Stadio verrà fatto un check. In caso di disallineamenti verranno valutate soluzioni alternative utili a garantire la fruibilità dell’impianto i cui costi comunque saranno sostenuti dai proponenti. In parole semplici, se servirà mettere degli autobus in più per la partita, li pagherà la Roma.

Ultimo passaggio da evidenziare: dopo aver ricalcolato i costi di tutte le opere pubbliche, i vari oneri e contributi, alla Roma il progetto costerà 40,8 milioni di euro in più rispetto al previsto.