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Coronavirus a Roma, allarme medici contagiati

Il 13% dei pazienti infetti a Roma sono camici bianchi. I casi negli ospedali Tor Vergata, Umberto I, Pertini, Ifo, San Filippo Neri e San Camillo

Antonio Sbraga
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«Medici forse eroi, ma non devono diventare martiri». Per evitare il passo falso, e fatale, l'Ordine dei Medici di Roma denuncia il progressivo e repentino mutamento, che vede sempre più camici bianchi prendere il posto dei loro assistiti, a causa del contagio da coronavirus. «A Roma sono 84 i medici positivi, di cui due ricoverati. Si tratta del 13% circa del totale dei contagiati nella Capitale- quantifica il presidente dell'Ordine dei medici di Roma e provincia, Antonio Magi- Circa i due terzi sono ospedalieri e un terzo sono medici di famiglia o specialisti delle Asl. Sono quasi tutti in isolamento domiciliare, ad eccezione di un paio, che sono ricoverati, ma non in terapia intensiva. Purtroppo questo numero salirà, anche perché non abbiamo le mascherine, indispensabili non solo per proteggere i medici, ma anche i loro pazienti». «Mascherine che bisognava acquistare in tempi di pace e non di guerra - conclude Magi - considerati i diversi casi registrati all'Umberto I, a Tor Vergata, al Pertini, all'Ifo, al San Filippo Neri e al San Camillo». Quest'ultimo è uno degli ospedali più colpiti, dove il focolaio si è concentrato tutto in un reparto, Gastroenterologia, con ben 6 medici contagiati. Il reparto non ha chiuso, anche perché era già stato da giorni programmato il suo accorpamento con quello di Medicina per far posto alla nuova divisione riservata ai degenti con il coronavirus. «Al San Camillo entro il 26 marzo si procederà con l'apertura del padiglione Marchiafava dedicato a Covid-19 con ulteriori 40 posti letto dedicati. Ulteriori 30 posti letto di degenza ordinaria disponibili entro il 30 marzo», ha annunciato ieri la Regione. La quale ha provveduto ad isolare l'intera struttura del «Nomentana Hospital», dove sono risultati contagiati ben 22 tra medici e infermieri. Oltre al presidio di Fonte Nuova, poi, è stata messa in isolamento anche la Casa di Cura Ini Città Bianca, dov'è stata avviata l'indagine epidemiologica. Intanto, oltre alle richieste di Andi Lazio, Cgil, Cisl Uil di Roma e Lazio, Fimmg Roma, Fimp Lazio, Opi Roma, Ordine dei Tsrm e Pstrp di Roma e provincia, Sumai e Fimmg Latina, anche il sindacato dei medici Anaao torna a fare appello alla Regione. «Adotti provvedimenti, secondo le linee guida internazionali, che rendano possibile l'effettuazione dei tamponi sul personale sanitario che abbia delle condizioni di alto rischio di infettività, individuate sulla base delle recenti linee guida Oms, anche asintomatici», chiede il segretario regionale, Guido Coen Tirelli. E la Regione ieri ha garantito di voler correre ai ripari: «In attesa del test rapido, abbiamo aggiornato le indicazioni per la sorveglianza fornite a tutte le aziende sanitarie locali e ospedaliere per fare il tampone agli operatori sanitari a rischio».

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