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Roma-Termini, come sardine sui treni: quanto rischiano i pendolari

Saltate undici corse su diciotto e i passeggeri viaggiano sui treni rischiando il contagio

Fernando Magliaro
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Le immagini lasciano davvero pochissimo spazio all'immaginazione: persone stipate all'interno dei treni come nella migliore tradizione del pendolarismo italiano. Non ci sono solamente i video e le foto della metropolitana di Milano a girare in queste ultime ore. Ci sono i treni regionali del Lazio a fare da contraltare: il tabellone delle partenze da Roma Termini di ieri pomeriggio riportava 11 corse regionali cancellate su 18. È solo indicativo, ovviamente, ma spiega bene il problema: saltando 6 corse su 10, le altre 4 che rimangono sono sovraffollate. Quasi nessuno ha i guanti, non tutti i passeggeri indossano la mascherina e, quando la portano, frequentemente la mettono male con almeno il naso fuori dalla protezione. E questo al netto della effettiva qualità della stessa: sono moltissimi quelli che indossano mascherine adatte forse a fermare la segatura di una falegnameria ma certo non una virus.  Il mantenimento della distanza interpersonale di un metro fra un passeggero e l'altro, poi, è un'utopia. E, anche alla Stazione Termini le immagini scattate dai passeggeri sono inequivocabili: troppe persone, troppo vicine e troppo prive di protezioni. Insomma, la rimodulazione dei servizi di trasporto pubblico decisa dalla Regione Lazio potrebbe trasformarsi rapidamente in un boomerang. Questo vale per i treni regionali, quelli usati dai pendolari. E vale anche per i bus che circolano in città. Sicuramente, a causa della quarantena, c'è un afflusso decisamente inferiore al normale su tutto l'intero sistema del trasporto pubblico locale. Ma è una riduzione, non un azzeramento. E quelli che per ragioni (soprattutto) di lavoro, di necessità o di salute sono costretti a muoversi con i mezzi pubblici finiscono per ritrovarsi comunque in un carnaio vero e proprio dove non esistono distanze di sicurezza e il vicino di mancorrente potrebbe essere una fonte di contagio.  In questa rimodulazione del trasporto, poi, c'è un ulteriore aspetto da valutare, al momento in secondo piano ma comunque rilevante: per Atac, azienda in concordato fallimentare, significa ritrovarsi con un numero decisamente inferiore alle stime iniziali per gli incassi dei biglietti: pochi romani, pochi pendolari e niente turisti. Un calo di incassi cui bisognerà ancora aggiungere il computo delle variazioni dei pagamenti sui contratti di servizio con il Comune e con la Regione: meno chilometri percorsi sono meno soldi incassati. Tutti aspetti che nelle prossime settimane dovranno essere attentamente valutati.

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