Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Roma, il coronavirus mette in crisi i ristoranti cinesi. Paura all'Esquilino

Esplora:

Valentina Conti
  • a
  • a
  • a

Dalle reticenze di mamme e papà negli istituti scolastici fino alle chiacchiere turbate nei bar e nei luoghi di lavoro. È psicosi coronavirus nella Capitale. L'allarme per la nuova polmonite che ha già prodotto diverse vittime in Cina è risuonato forte nella Città Eterna, dove dalle numerose chiamate ai medici di famiglia e alle associazioni cinesi arrivando ai timori più spinti nelle strade del multietnico quartiere Esquilino, culla della comunità cinese da sempre ben accolta e gradita in città, serpeggia la diffidenza da contatto con i cittadini dagli occhi a mandorla. Per approfondire leggi anche: Epidemia Cina, il caso di Bari non è coronavirus Si sussulta ai primi colpi di tosse in empori, negozi di casalinghi e parrucchieri gestiti da membri della comunità cinese. I parroci delle chiese dell'Esquilino e dintorni affermano di non avere avuto ancora una percezione di inquietudine nei confronti dei fedeli orientali, ma tra disdette ai ristoranti “made in China” e sguardi attoniti davanti ai cinesi con la mascherina sul volto che si incrociano, il sentimento di paura sulla sindrome da contagio tiene banco di peso nei discorsi della gente. Con dietro l'angolo il Capodanno cinese dedicato all'anno del topo che rappresenta la prosperità. Occhi puntati sulle celebrazioni organizzate per domenica 2 febbraio a San Giovanni condite dalla parata del Drago, da spettacoli tradizionali sensazionali e dalle varie dimostrazioni di arti marziali, culinarie e via discorrendo pensate per attrarre un gran numero di persone, visto che quest'anno si festeggerà pure il cinquantennale dei rapporti tra Italia e Cina. «Non abbiamo avuto grandi segnali di apprensione per adesso: i residenti certamente ne parlano, si leggono i giornali, si presta attenzione ai tg, ci si informa, anche perché da sabato inizieranno i festeggiamenti per il Capodanno», dice don Sandro Bonicalzi, parroco di Sant'Eusebio all'Esquilino. «Da noi vengono più che altro tanti turisti in visita, i romani che frequentano la Basilica non mi sembra abbiano dimostrato per ora paura, ma nel quartiere se ne parla in generale della situazione», si accoda il Rettore di Santa Prassede, padre Pedro Savelli. Nella Chinatown capitolina, si seguono i casi di contagio e sono già partite a raffica telefonate ad amici e parenti rimasti in Cina. La tendenza è a minimizzare, in barba al ricordo della Sars nei pensieri, il virus che nel 2003 fece circa 800 vittime. Non si nascondono, però, le preoccupazioni per il Capodanno agli sgoccioli, con l'ansia in agguato per il supervirus a rovinare la festa a grandi e piccini.

Dai blog