caso cucchi

Il pm: "I carabinieri avevano relazione segreta sull'autopsia"

Carlo Antini

Sul caso Cucchi spunta una relazione medico legale segreta e precedente a quella depositata nel 2010 dal pool nominato dopo la morte del giovane. La notizia la dà il pm Giovanni Musarò che nel corso dell’udienza del processo ai cinque carabinieri imputati a Roma chiede, tra l’altro, che vengano revocate dal processo attuale le testimonianze dei vecchi periti. Il nuovo nodo dell’inchiesta bis sulla morte di Cucchi è stretto attorno alla prima consulenza chiesta dalla procura subito dopo la morte, che, secondo il pm, venne anticipata ai vertici dei carabinieri della Capitale con una relazione preliminare depositata in procura il 30 ottobre del 2009, ma della quale i responsabili dell’Arma erano già stati messi a conoscenza. In atti ufficiali del comando del gruppo Roma, «erano anticipate le conclusioni di consulenti che il pm non aveva ancora nominato - evidenzia Musarò - con riferimenti a risultati parziali dell’autopsia». «La relazione di cui parla l’Arma» in documenti riservati del 2009, «era talmente segreta da essere negata anche alle parti», che ne avrebbero avuto copia solo molto tempo dopo. La relazione in questione era stata compilata dal dottor Dino Tancredi, l’unico già nominato il 30 ottobre 2009, e vi si sottolineava come servissero ulteriori approfondimenti per definire con certezza le cause della morte di Cucchi. Ma già in quei giorni l’Arma «sottolineò che i medici legali avevano escluso il nesso di causalità» tra la morte del giovane e le percosse subite, aggiunge Musarò. Nel corso dell’udienza, il pm ha chiesto che non vengano sentite, nel processo in corso, le testimonianze di Tancredi e degli altri medici che, tra 2009 e 2010 si sono occupati di consulenze e perizie entrate nella prima inchiesta. La loro relazione «è stata farlocca», sostiene Musarò, secondo il quale «il precedente processo è stato giocato con un mazzo di carte truccate, ora il mazzo è nuovo», ma la credibilità di quei testi «è irreparabilmente inficiata». Sul punto la corte non ha espresso un giudizio definitivo, spiegando che eventuali audizioni testimoniali saranno definite in corso d’opera.