La morte della 16enne

Desirée, interrogato il pusher italiano: "Non le ho dato io la droga"

Davide Di Santo

Resta in carcere il pusher Marco Mancini, coinvolto nelle indagini relative alla morte di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta dopo essere stata drogata e stuprata per ore in un palazzo occupato di San Lorenzo, a Roma. Lo ha deciso il gip Maria Paola Tomaselli al termine dell'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli. Il giudice ha convalidato il fermo emettendo una misura cautelare in carcere. Il magistrato ha, però, fatto cadere per l'indagato l'aggravante della cessione di sostanza stupefacente ad un minore. L'uomo è accusato di detenzione e cessione di stupefacenti ma per il gip non avrebbe ceduto la droga a Desiree. "In quelle ore non mi trovavo lì, non ho dato io la droga a quella ragazza", ha affermato il 36enne. Il nome di Mancini era stato fatto agli inquirenti da una serie di testimoni. "Marco era quello che portava gli psicofarmaci e in cambio otteneva la droga", hanno raccontato agli investigatori alcuni "frequentatori" dello stabile affermando che l'uomo aveva lasciato vicino al container dove è stata trovata morta Desiree, alcuni giorni prima del decesso, delle confezioni di Tranquillit e Quentiax: gli antipsicotici utilizzati per il mix di droghe fornito poi alla minorenne.  Si è dichiarato completamente estraneo alle accuse Yusif Salia, il ghanese di 32 anni arrestato arrestato a Foggia perché sospettato di aver fatto parte del branco che ha violentato Desirée. Il ghanese è stato sentito dal gip del Tribunale di Foggia, Carmine Corvino, su rogatoria del gip di Roma, Paola Tomasselli. L'uomo aveva aveva conosciuto la sedicenne qualche giorno prima della sua morte, presentata da un'amica. Quando ha saputo che Desiree era morta "Salia sarebbe scoppiato a piangere", ha detto uno dei legali dell'africano, Margherita Matrella, ricostruendo quanto detto al gip dal suo assistito. Salia avrebbe riferito di aver avuto con Desiree, che sapeva essere 20enne, un rapporto sessuale consensuale, la sera del 18 ottobre, il giorno prima del delitto.  Salia ha raccontato di aver conosciuto Desire'e per il tramite di una ragazza congolese che frequentava lo stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo.  Subito dopo, emergerebbe dall'interrogatorio, Yusif Salia avrebbe invitato Desirée ad andare via, a seguirlo perché doveva partire per Frosinone dove avrebbe incontrato un amico. "Lei ha rifiutato l'invito rispondendogli di essere troppo stanca" - ricostruisce Margherita Matrella. Salia avrebbe appreso del decesso di Desirée solo il giorno seguente. "Tornato a Roma, il 19 ottobre, alcuni spacciatori e prostitute che frequentano il palazzone lo hanno informato della morte della sedicenne. Salia sarebbe anche scoppiato a piangere", ha aggiunto il legale.  I difensori del ghanese Yusif Salia, in carcere a Foggia, presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame di Roma per chiedere la scarcerazione. MASSIMA DIFFUSIONE! Accuse che cadono, posizioni che si alleggeriscono, indagati che propongono ricostruzioni fantasiose... #Desirée merita GIUSTIZIA, i criminali che l’hanno uccisa devono pagare TUTTO, noi non la dimentichiamo! Un abbraccio alla mamma. https://t.co/afRIyR1yzX— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 14 novembre 2018 "Accuse che cadono, posizioni che si alleggeriscono, indagati che propongono ricostruzioni fantasiose... Desirée merita GIUSTIZIA, i criminali che l'hanno uccisa devono pagare TUTTO, noi non la dimentichiamo! Un abbraccio alla mamma". Così il ministro dell'interno Matteo Salvini commenta la caduta dell'accusa di omicidio per due degli indagati per la morte della sedicenne a San Lorenzo.