IL VOTO NELLA CAPITALE

A Roma comincia la rivolta grillina contro la Raggi

Susanna Novelli

La resa dei conti nel MoVimento 5 Stelle capitolino sta per arrivare. Lo sa bene Virginia Raggi che esulta per la vittoria e prova a prendersene il merito confrontando il risultato dei grillini con le politiche del 2013 e non con le comunali del 2016. «Abbiamo avuto una bella soddisfazione all’esito di questa prova elettorale. M5S ha visto crescere i suoi consensi ovunque, ma soprattutto su Roma e nel Sud Italia, quindi continuiamo a confermarci la prima forza politica del Paese e di questo siamo assolutamente orgogliosi - ha detto  - è iniziata  la Terza Repubblica come ha detto Di Maio, è la Repubblica dei cittadini e di questo siamo veramente contenti». E mentre sul suo profilo campeggia una bella foto di lei e Di Maio, dai social dei militanti grillini cominciano a suonare i primi campanelli di allarme, soprattutto dai fedelissimi di Roberta Lombardi, secondo i quali - e non a torto - ha perso la corsa alle regionali proprio per la frenata del MoVimento nella Capitale. Come analizzato da Il Tempo, infatti, la candidata grillina ha preso in tutti e 15 i Municipi più voti della Lista, segnale chiaro e inequivocabile di un consenso personale ottenuto dagli elettori che però hanno penalizzato il MoVimento, mai primo in nessun quartiere capitolino.  «La Raggi ci ha portato a fondo, abbiamo perso 13 punti a Roma in meno di due anni. È allucinante», scrivono in una delle chat degli attivisti M5S del Lazio.  «Ragazzi, basta guardare la lista, eravamo al 35% ora siamo al 22, eppure Roberta ha preso il 27 a Roma, quindi ha tirato più del simbolo», fa notare un attivista di Grottaferrata in una conversazione con altri sostenitori del M5S laziale. «Questo significa che molti di quelli che ci hanno votato nel 2016 oggi li abbiamo persi e questo per colpa dei Marra, dei Romeo e di tutti gli errori commessi a Roma. Ma vi rendete conto? Non ci posso credere. Roberta - si sfoga un militante - poteva vincere se non fosse stato per Virginia». L'effetto Raggi, insomma, c'è stato eccome.