VIALE SPARTACO

Allegria, qualità e prezzi bassi: record di vendite al Tuscolano III

Damiana Verucci

Appena entri nel mercato Tuscolano III, nell’omonimo quartiere, hai subito la netta sensazione che c’è vita ancora per i mercati. Il via vai di gente è frenetico in un martedì qualsiasi della settimana (ma il sabato va ancora meglio con picchi di 4 mila persone in una sola mattinata). Dietro ai banchi, almeno nella stragrande maggioranza, si sorride e si accolgono i clienti come se fosse sempre la prima volta. Poi però ti giri e vedi molti visi stranieri che aiutano i titolari a servire e a sistemare il banco e hai la conferma del presidente del mercato Fernando Forte, che «gli italiani non si trovano più a fare questo mestiere perché si fatica, è duro». Eppure di esempi di fatica qui dentro ce ne sono tanti: 120 operatori in tutto alcuni, come Sergio e Duilio, due fratelli che hanno un banco di alimentari, sono in questa struttura da ben 60 anni. «Io ne ho 70 – racconta Duilio – io e Sergio abbiamo iniziato con nostro padre quando stavamo in prima media. Prima la scuola, poi di corsa al mercato, la sera si smontava il banco e si portava in un magazzino apposito». Sono i due «mattatori» di Tuscolano III, quelli che raccontano le barzellette per strappare un sorriso ai colleghi. È la pizza rossa il loro forte, alle 11 di mattina, raccontano alcuni clienti in fila al banco, è già finita per quanto è buona. Cinquemila metri quadrati per la struttura coperta che prima si trovava in via Lucio Sestio dove molti esercenti ricordano ancora il freddo perché era all’aperto. Non a caso uno dei primi provvedimenti presi dagli operatori in auto gestione è stato quello di mettere nel mercato l’aria condizionata: freddo in estate, caldo in inverno. E a dir la verità si sente proprio la differenza con le altre strutture che non ce l’hanno. «È costato metterlo e costa molto mantenerla – spiega Fernando – ma a noi piace così. Abbiamo anche la luce a led». Si compiace il presidente e non a torto visto che questi sono i tempi dove molti operatori pensano di tirare i remi in barca e farla finita tra crisi, fatica, concorrenza con i supermercati e centri commerciali. E poi c’è il grosso problema del ricambio generazionale. Lo stesso Fernando ha tre figli che hanno scelto di fare altro nella vita. Enzo invece no e ci tiene a sottolinearlo. Ha un banco di ortofrutta, lui è un altro veterano di Tuscolano III con 46 anni di attività alle spalle. Ha due figli maschi, di 46 e 40 anni, entrambi dietro al banco insieme a lui. Una giornata stancante, dall’alba al tramonto. «Mi alzo alle 2 e un quarto – dice Enzo – alle 4 e un quarto sono qui, uno dei primi ad aprire. Quando il mercato chiude vado a Latina a comprare la merce e torno a casa tra le 7 e le 8 di sera e poi la mattina dopo si ricomincia». Ci vuole grande passione, la stessa che ci mette Marco a curare i capelli dei clienti o Massimo a portare avanti il suo negozio di occhiali. Il mercato è curato, pulito, dotato di vigilanza privata. Il punto forte è la qualità e grossi quantitativi di merce sui banchi che permette di praticare prezzi al di sotto della media degli altri mercati. Manca un parcheggio, il grande cruccio per gli operatori. Più volte è stata tentata una soluzione, mai trovata ed è un grosso limite per una struttura in grado di richiamare così tanta gente nel quartiere. Quando le luci si spengono e le saracinesche si abbassano, appaiono disegnati grandi personaggi dell’epoca come Alberto Sordi o Aldo Fabrizi. Un omaggio alla romanità.