TOR DI VALLE

Un vincolo della Soprintendenza potrebbe bloccare lo stadio della Roma

Fernando Magliaro

Dalla Soprintendenza statale per le Belle Arti arriva un siluro dritto dritto sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle. Scrive la soprintendente, architetto Margherita Eichberg, che “a causa del suo riferimento con la storia dell’arte (architettura), della scienza, della tecnica e dell’industria di questo Paese” viene dato l’”avvio del procedimento di dichiarazione di interesse particolarmente importante” dell’Ippodromo. Per l’esattezza: della sua “tribuna” ma anche del “sedime della pista”. Insomma, per la Soprintendenza la tribuna, costruita dall’architetto Lafuente, è un “unicum” che va preservato. Così come la sabbia dove correvano i cavalli, visto che lo stesso trattamento viene riservato alla pista. Essendo l’ippodromo inserito nelle guide di Roma moderna, l’ultima delle quali edita nel 2007, è schedato nel portale “archivi degli architetti”, in un atlante edito dall’Università di Venezia e nel portale dello stesso Ministero, l’intero ippodromo vada preservato. Non solo, ma viene anche stabilito che ne sia preservata “la visuale” o che non siano “alterate le condizioni di inserimento nel contesto agrario attuale”: quindi, non si può costruire di fatto nulla. Poi, che l’ippodromo non si veda da nessuna parte, che sia pericolante, che ci sia l’amianto (pantegane e discariche a parte), evidentemente alla Soprintendenza non importa poi molto. Non si tratta, ancora, di un vincolo. L’ippodromo non è ancora vincolato. Si tratta dell’avvio di un procedimento amministrativo - della durata di 120 giorni - al termine del quale il vincolo potrebbe essere apposto.  Tuttavia, entro 30 giorni la Roma ha facoltà di scrivere al Ministero una memoria difensiva nella quale evidenziare le criticità a partire dal fatto che questo vincolo dovrebbe essere apposto ora, invece che nel 2014, durante la conferenza di servizi preliminare. Nell’occasione, i pareri della Soprintendenza non facevano alcuna menzione di vincoli da apporre. Il che, quindi, contrasta in maniera evidente con le norme sui progetti e sulle conferenze di servizi. Non solo, ovviamente rimane aperta la possibilità di ricordo al Tar. La pazienza è finita. Da quanto filtra, la pazienza della Roma è agli sgoccioli e non solo si starebbe predisponendo la lettera al Ministro ma anche il ricorso al Tar valutando anche una possibile richiesta di risarcimento danni. Tuttavia, per quanto superabile, questo parere è sicuramente un enorme ostacolo sulla via del “sì” al progetto: a parte le questioni tecniche da avvocati, rimane aperto il nodo politico. Per lunedì è prevista la discesa a Roma di Beppe Grillo. Mentre i tavoli tecnici proseguono alla ricerca di un accordo che medi fra le richieste 5stelle e le necessità dei proponenti di non ricominciare da capo l’iter. È ormai assodato che si sta lavorando sull’ipotesi del taglio di un 20% minimo delle cubature cui dovrebbe seguire o un aumento dei costi direttamente sostenuti dalla Roma e Parnasi o il “salto” di una delle opere pubbliche, con il ponte carrabile principale indiziato. Il nodo - al di là dell’accordo politico non ancora raggiunto - è tecnico: evitare di aggravare i passaggi burocratici rallentandoli ulteriormente.   Se, entro il 3 marzo, non si chiude un accordo scritto ratificato dalla Giunta non ci sono possibilità, allo stato attuale, che i proponenti chiedano alla Conferenza un’ulteriore dilazione. Ora, però, interviene questo macigno: giuridicamente ancora tutto da approvare, mediaticamente questo parere rende più forte la posizione dei contrari all’opera che possono, adesso, urlare meglio il loro “no” appoggiandolo con la parola “vincolo”. La Raggi non ha la forza politica di fare nulla e questo ormai è chiaro. Resta da capire se Grillo avrà voglia e riuscirà ad imporre il silenzio ai suoi riottosi e impegnare il Comune ad andare avanti anche a dispetto della Soprintendenza.