DEGRADO CAPITALE

Baracche tra amianto e liquami Così muore il parco del Tevere

Stefano Liburdi

Non solo cassettiere, sanitari, elettrodomestici, poltrone, materassi, tanto legname, pneumatici e rifiuti edili, ma anche lastre di amianto, barili di combustibili e baracche sulla sponda del fiume. È quello che doveva essere un parco attrezzato per bambini e adulti, giochi e strutture sportive e invece è una enorme discarica abusiva. Un danno ambientale e alla salute pubblica di enorme proporzioni. Siamo a Roma Nord, zona Tor di Quinto, precisamente in via del Baiardo, strada che molti romani conoscono per i numerosi circoli sportivi che ospita e per la pista ciclabile che la costeggia per diverse centinaia di metri. Nell’area golenale che affaccia sul Tevere, all’inizio della via, ci sono circa sei ettari di terreno sottoposto a vincoli ambientali e paesaggistici che vive nel degrado più assoluto. La proprietà dello spazio è divisa a scomparti: una parte è dell'Ardis (Agenzia regionale per difesa del suolo), un altro pezzo o lotto, fa capo al ministero dell’Economia e la zona in prossimità degli argini del Tevere al demanio regionale. Basta fermarsi una decina di minuti nei pressi dell'area, che la Questura di Roma ha posto sotto sequestro, per vedere un continuo movimento di macchine e furgoncini che scaricano ogni genere di materiale, incuranti dei sigilli che dovrebbero impedire l'ingresso nell’area. Per capire appieno i motivi per cui questa zona è ridotta in questo stato, occorre riavvolgere il nastro e tornare all'inizio degli anni '90 quando si è deciso di trasferire in via del Baiardo il campo nomadi che sorgeva in uno slargo poco distante di via di Tor di Quinto. Per circa venti anni 250 persone di nazionalità romena e macedone hanno vissuto all'interno di 70 baracche in uno stato di totale degrado e abbandono. Il 5 luglio del 2012, il campo è stato sgombrato e nel settembre successivo l'area è stata completamente bonificata con circa 800 tonnellate di rifiuti rimossi dall'Ama. Bei tempi, verrebbe da dire. Sì perché oggi, se possibile, il terreno di via del Baiardo, sembra essere ridotto molto peggio di allora. Alcuni privati, dopo lo sgombro e la bonifica, hanno presentato dei progetti per riqualificare l’intera area e costruire campi sportivi. In attesa dell'assegnazione da parte della Regione Lazio che ha la competenza per questa area demaniale, chi ha presentato il progetto è stato anche responsabile dell’intera zona. Ecco quei sei mesi sono stati gli unici in cui l'ex campo nomadi è stato solo una grande e bella area verde, seppur priva di qualsiasi ornamento. La Regione però ha bocciato quei progetti preferendo destinare quei sei ettari di verde a un parco attrezzato, con panchine, giochi per bambini e percorsi per mountain bike. Idea molto bella, però mai realizzata. E così l’intera area negli ultimi quattro anni, è rimasta abbandonata e coperta da montagne di rifiuti di ogni genere, molti dei quali anche pericolosi: basta pensare all’enorme quantità di legname accatastato in vari punti dello spazio e ad altri materiali altamente infiammabili per cui basterebbe una scintilla o un mozzicone di sigaretta per scatenare un incendio di vaste dimensioni. Poi c’è l’amianto. Numerose lastre di eternit messe l’una sull’altra, con polveri sottili cancerogene che si sollevano nell’aria. Non è finita. I barili che abbiamo trovato, contengono oli usati e combustibili. Prima di essere abbandonati, sono stati svuotati: tracce evidenti sull’erba bruciata e annerita lo dimostrano. Il terreno ha assorbito le sostanze nocive che poi giungono direttamente nelle falde acquifere. Anche le centinaia di computer e vecchi televisori abbandonati, contribuiscono alla contaminazione acquifera del Tevere. Proseguendo il cammino si arriva sulla riva del fiume, proprio sotto il viadotto della via Olimpica. Lì ci sono alcune baracche abitate, chiuse da un lato dalle acque del fiume romano e dall’altro dalla discarica con tutti i materiali che vi abbiamo descritto. Giovedì 13 ottobre il Consiglio del Municipio Roma XV è stato convocato in via straordinaria, accogliendo una proposta di risoluzione presentata dall’opposizione il 20 luglio scorso, per decidere tempi e modi per la bonifica dell'area dell'ex campo nomadi. All’interno della proposta i gruppi di centrodestra richiedevano al presidente del Municipio Stefano Simonelli, di attivarsi presso gli organi competenti e la magistratura «per chiedere il sequestro dell’area (già avvenuto il 10 ottobre e cioè poco prima della convocazione del consiglio straordinario, n.d.r.), visto l'elevato rischio di pericolo per la salute pubblica ed il rischio incendi». Di attivarsi inoltre per far convocare d'urgenza «il comitato dell’ordine della sicurezza pubblica del Municipio per una seduta straordinaria». Infine si esortava Simonelli ad attivarsi presso il sindaco di Roma, la Regione Lazio, l'Ardis ed il MEF per la chiusura dell’accesso carrabile e ad attivare «ogni procedura utile per la bonifica totale dell'area e lo sgombro degli insediamenti abusivi». Il documento è stato approvato da tutto il Consiglio. Attendiamo fiduciosi.