MACCARESE

Morto nel canale, s’indaga su due uomini

Silvia Mancinelli

«Una morte prematura, quella di Alessandro. Dio lo ha tolto alla malvagità degli uomini». Sono parole dure quelle pronunciate dal vescovo Giulio Reali che ieri pomeriggio ha celebrato le esequie del piccolo trovato morto lunedì in un canale a Maccarese. Un sermone niente affatto scontato, anzi deciso a scuotere le coscienze di un «popolo che vede - ancora lui - ma non comprende». L’ipotesi dell’incidente pare convincere poco anche il monsignore che, in piedi davanti alla piccola bara bianca, ha incalzato: «Vogliamo la verità». Tantissime le persone accorse nella parrocchia "San Giorgio" per dare l’ultimo saluto a un bambino dolcissimo e fin troppo sensibile. «Sempre solo, guardava gli altri bambini giocare appoggiato alla recinzione», raccontano gli inquilini del comprensorio in via Campo Salino dove vivono i nonni materni di Alessandro e dove lui passava interi pomeriggi. «Un bambino problematico, che in un’occasione si lasciò andare a gesti autolesionisti dopo un banale rimprovero», come scrissero gli assistenti sociali all’assessore alle Politiche Sociali nemmeno un anno fa. Eppure ieri, in quella parrocchia, la realtà sembrava esser stata ridisegnata per l’occasione. «Alessandro era un bimbo solare, sempre allegro» lo ha ricordato dal pulpito un’insegnante. «Giocava sempre con noi», le hanno fatto eco gli alunni ex compagni di classe. Zia Rosa, l’unica parente che ha avuto la forza di spendere due parole per il piccolo, ha manifestato il proprio dolore tra lacrime e singhiozzi: «Ci mancherai». La madre Simona, straziata dal dolore, si è lasciata andare sulla piccola bara. A lei e ai suoi genitori il vescovo ha espresso il proprio cordoglio. Senza citare mai il padre, Leandro Elisei. Il malore avvertito in chiesa lo ha costretto ad allontanarsi. Ma la gente del posto non crede al suo dolore: «Non se lo filava mai, non lo cercava. Per lui non aveva mai tempo - sussurra un conoscente della famiglia Righetti -. Adesso piange e sviene. Non gli crede neanche la polizia. Lo vede? Gli tirano appena l’acqua». I palloncini bianchi che accompagnano il feretro all’uscita non portano via niente. Il dolore di una famiglia distrutta, i rimorsi, i dubbi. Alessandro viene accompagnato al cimitero di Santa Ninfa, a Fiumicino, tra gli applausi. Lasciando ai poliziotti l’incombenza di capire, di fare giustizia. Proprio gli investigatori, intanto, continuano a lavorare senza escludere alcuna pista. Nemmeno che i due uomini, sui quali stanno facendo accertamenti, siano estranei ai fatti. A rendere tutto più complicato proprio l’esito dell’autopsia dell’undicenne. Con poca acqua nei polmoni, ma anche senza un graffio. «Il corpo del bambino era perfettamente integro, così come le mani - ribadisce il dottor Luigi Cipolloni, che ha eseguito l’esame autoptico -. Sotto le unghie non c’era nulla, vista anche la permanenza in acqua». Non sono utili, ai fini delle indagini, nemmeno gli accertamenti sui jeans e la maglia arancione indossati da Alessandro e intrisi di fango.