«Il mio Cristo di Tor Vergata ridotto all’ecce homo»
Concluso il Giubileo, finiscono nel dimenticatoio anche le opere artistiche. E’ successo col Crocifisso di Tor Vergata, l’imponente statua - sei metri di altezza e quattro di larghezza per due tonnellate di bronzo - posizionata sulla Porta santa che papa Wojtyla varcò con i ragazzi dei 5 continenti per la Giornata mondiale della gioventù. Dopo vari spostamenti, prima in un cantiere della zona e poi in un altro a Settebagni, nel 2006 fu «parcheggiata» nel cortile della parrocchia Santa Margherita Maria Alacoque, sempre a Tor Vergata, dove si trova ancora oggi, esposta alle intemperie che ne hanno alterato colore e connotati. Di trasloco in trasloco, si è anche perso un dito: «E’ uno schifo, quella scultura è stata benedetta dal Papa - denuncia lo stesso autore, Stefano Pierotti, scultore toscano che ha anche realizzato la statua di Giovanni Paolo II al policlinico Gemelli - Fu monsignor Ruini, dopo aver visto l’originale più piccolo nel Duomo di Pietrasanta, a chiedermi di realizzare il crocifisso l’ho poi donato al Vaticano ma mai avrei pensato che venisse trascurato così». Quell’opera la sente ancora sua, che è anche la ragione per cui nel 2011, di notte, la verniciò di rosso: «Partii da casa, mi procurai una scala e cambiai il colore, una provocazione per far capire che stava soffrendo - continua Pierotti - non avevo alcuna pretesa sulla collocazione definitiva ma mentre la smontavano gli avevano già rotto un dito, l’inclinazione era ed è sbagliata, si poteva allestire un fondale che la esaltasse, c’erano tante possibilità per recuperarla anche a costo zero, come un concorso di idee tra gli studenti di Tor Vergata». «Mi hanno denunciato per danneggiamento alla mia opera, l’ultima udienza è stata rinviata e non so come andrà a finire». Il crocifisso, ripulito ma dimenticato, è nel cortile della chiesa, a poche centinaia di metri «resiste» la croce di 39 metri realizzata sempre nel 2000 per la Giornata mondiale della gioventù, in una distesa di asfalto intitolata a Giovanni Paolo II.