Ed Sheeran conquista il Palalottomatica

Sulla chitarra una X rossa che richiama il nome del suo ultimo album. Basta quella, e una pedaliera multieffetto in grado di ricreare i suoni di un’intera band, a Ed Sheeran per riempire un intero palazzetto dello sport. Il cantautore inglese ci è riuscito ancora una volta ieri sera al PalaLottomatica di Roma, pronto a ripetere lo stesso successo stasera al Mediolanum Forum di Milano nella sua seconda e ultima tappa italiana. I tatuaggi colorati stavolta si sono intravisti appena dalle maniche lunghe della camicia scozzese che indossava. Spettinato e con la barba, dello stesso colore rossastro dei suoi capelli, si è presentato sul palco con quell’aria da bravo ragazzo che tanto piace alle più giovani e strappando proprio a loro (tantissime e scalmanate) fino all’ultimo grido (e lacrima). Ma il merito di Sheeran, tra qualche settimana 24enne, più che quello di fare il tutto esaurito in giro per il mondo, è di essere riuscito nel panorama internazionale a trovare un linguaggio musicale unico in grado di mettere insieme ritmi funky a toni soul, folk e rap. L’unica nota stonata ieri al PalaLottomatica è stata l’acustica, che in alcune occasioni non ha reso giustizia alle canzoni più ritmate. Sheeran ha aperto il concerto proprio con una di queste: «I’m a mess», tratta dall’ultimo disco «X» (che si pronuncia Multiply), il più venduto nel 2014 nel Regno Unito. Si torna poi a un successo del primo album «+» (che si legge «Plus») «Lego house», pezzo che ha venduto oltre due milioni di copie. E si va avanti con brani più vivaci come «Don’t» (dedicata all’ex Ellie Goulding, per intenderci la cantante di «Burn»), «Drunk» e «Take it back», che Sheeran chiude con «Superstition» di Stevie Wonder. Mentre sui tanti vidiwalls scorrono immagini in bianco e nero, con «One» il palazzetto si trasforma in un cielo stellato (grazie alle luci dei telefonini) mentre risuona più volte la frase «You are the only one». E si prosegue ancora con la romantica «Tenerife sea (So in love)», anch’essa contenuta nell’ultimo disco. Si ritorna poi al sound più ritmato di «Gold rush» che termina con due cover del passato e del presente: «Don’t worry be happy» e «All about the bass». Sheeran, intanto, trova anche il tempo dal palco per fare una foto al parterre di ragazzine che continuano a lanciargli cuoricini e messaggi d’amore. «Can’t help falling in love» di Elvis Presley fa da intro a una delle sue ultime hit più romantiche «Thinking out loud» mentre, nelle vesti di ballerino (un po’ impacciato) lo vediamo volteggiare in un passo a due sugli schermi del PalaLottomatica. C’è tempo anche per «I see fire» brano scritto per il secondo capitolo della saga cinematografica «The Hobbit» e per il pezzo che lo ha reso famoso nel 2011 «The A Team». Si prosegue con «Give me love» dove Sheeran chiede al pubblico prima di sussurrare le parole della canzone, fino a urlare a squarciagola il ritornello. Il brano più rap «You need me, I don’t need you» dà modo al cantante di inserire anche «In da club» dei 50 Cent all’interno di una performance che sfiora i dieci minuti. Sheeran saluta il pubblico con «Sing», uno dei suoi ultimi successi scritto insieme al Pharrell Williams di «Happy», mentre sugli schermi scorrono veloci e colorate immagini di Londra. E senza accorgercene, mentre il pubblico continua a cantare, lui è già sceso dal palco.