Al nido Balù spettacolo sul dormitorio nel degrado
Il contrasto esplode davanti agli occhi, non appena da via Carlo Tommaso Odescalchi - zona Tor Marancia - si entra in un largo spiazzo proprio di fronte alle bancarelle del mercato locale. Da una parte sonnecchia l'asilo nido "Orsetto Balù", un giardinetto ben curato, una casetta per i giochi, piccoli scivoli colorati. Dall'altra - proprio in faccia al giardino d'infanzia - si solleva l'enorme scheletro di un palazzo abortito avviato sotto l'amministrazione Rutelli, mai finito, oggi abitato da una ventina di uomini e donne dalla nazionalità imprecisata che bivaccano, si lavano, gridano e bevono nelle "stanze" occupate. Una grande struttura senza mura né pareti, che si offre nuda davanti agli occhi dei bambini di pochi anni con le sue scene di quotidiano degrado. «È Roma», sussurra una signora che passeggia poco lontano, davanti all'ingresso dell'istituto di assistenza per anziani "San Michele" che sovrasta il nido con la sua immensa mole. «Due mesi fa lassù hanno iniziato a prendersi a bottigliate, la polizia è arrivata e ha sgomberato ma ne sono arrivati altri». Non serve traslocare nella periferia in tumulto della capitale, per imbattersi in squarci di abbandono e in spettacoli surreali. Qui - proprio dietro via Cristoforo Colombo, poco distante la sede della Regione Lazio - la città eterna ha partorito una scuola per bambini che vive la sua quotidianità abbracciata da rifiuti e dormitori. Sul suo giardino si affaccia un centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Nel piccolo prato confinante cartacce, fazzoletti e bottiglie abbandonate. Pochi metri più in su, davanti a un deposito di mezzi per il trasporto disabili con l'insegna "Officine Scuola", materassi, vasetti di vetro, scatolame, tazze e accendini sono sparsi in un dormitorio di fortuna per rom. Dall'altra parte, verso via Odescalchi, altre due ex scuole abbandonate sono teatro di occupazioni e infine, bianco e silenzioso, il tendone che dal 2012 ospita i rifugiati afghani, iraniani e pakistani in transito nel nostro Paese. Una struttura che doveva essere provvisoria ed è invece tuttora operante.