Gambizzato dai killer, muore dopo l’intervento
Ad uccidere Emiliano Zuin, secondo la procura di Roma, non sarebbero stati i colpi esplosi dai killer ma la negligenza del chirurgo che operò la vittima dopo la sparatoria. Per questo R.C., medico dell'ospedale Casilino, è costretto a difendersi in un'aula del tribunale di piazzale Clodio. Nei confronti dell'uomo, accusato di omicidio colposo, il pm Mario Pesci ha sollecitato una condanna ad un anno di reclusione. Una vicenda surreale e piena di coincidenze quella iniziata il 7 luglio del 2008. Emiliano Zuin si era salvato miracolosamente. L'agguato realizzato dai componenti del clan Molisso, quelli noti alle cronache per essere stati intercettati mentre affermavano “pijamose Roma”, lo avevano soltanto ferito, mentre si trovava in via Quintilio Varo. Gli autori di quell'agguato furono in seguito arrestati grazie all'operazione Orfeo, disposta dal sostituto procuratore Luca Tescaroli, lo stesso pubblico ministero che successivamente si è occupato dell'indagine che ha portato il chirurgo a processo. Secondo gli inquirenti infatti, i due colpi che raggiunsero Emilano Zuin, colpendolo alla gamba e al femore, non causarono la morte della vittima. Il ragazzo infatti, dopo essere stato trasportato al policlinico Casilino, era stato sottoposta ad un intervento chirurgico ma R.C. «per colpa professionale- recita il capo d'imputazione- ometteva di chiudere, con i sistemi indicati in costante letteratura medica, la lesione iatrogena dell'arteria femorale». Così al termine dell'intervento, secondo gli inquirenti, «la lesione iatrogena, non abilmente chiusa, determinava una complicanza emorragica a carico dell'arteria femorale comune di sinistra, che provocava lo shock irreversibile, dal quale derivava l'arresto cardiocircolatorio». Emiliano Zuin era deceduto il giorno seguente al suo ricovero. Per sapere se sia morto a causa dei colpi inflitti dai killer o a causa della negligenza del dottore, bisognerà aspettare ancora due settimane, quando la corte emetterà la sentenza.