«Mare con gli squali? Vuol dire che è pulito»

Tempo d’estate. E di squali. L’avvistamento di un pescecane, probabilmente una o due verdesche, forse madre e piccolo, nelle acque di Ostia ha provocato curiosità mista a paura, e nel più classico dei copioni rischia di alimentare gli incubi peggiori dei vacanzieri e la caccia indiscriminata a una specie che su scala globale è fortemente minacciata. Ad Alberto Luca Recchi, divulgatore del mare, fotografo subacqueo, scrittore e soprattutto esperto di squali ai quali ha dedicato anni di ricerche, libri, migliaia di scatti e tanti filmati, chiediamo quali siano le ragioni che possono spiegare questo avvistamento così vicino e come evitare incontri troppo ravvicinati con queste affascinanti quanto temibili creature. Come spiega l’avvistamento di Ostia. Colpa dell’acqua troppo calda? «Non ho visto il filmato e le foto, ma da ciò che ho sentito probabilmente si tratta di una verdesca. Potrebbe essersi avvicinato per le ragioni più diverse. Di solito la verdesca nuota molto a largo. In linea generale l’aspetto positivo è che un mare con gli squali è un mare sano, pulito. Le temperature sono ininfluenti, si tratta di animali che hanno un range di temperatura che può variare senza alcun problema di 10 gradi». Quanto è pericoloso? «Lo squalo è un predatore carnivoro e anche una verdesca può devastare un polpacccio con un morso. Ma sono eventi rarissimi quelli di attacchi dello squalo all’uomo. Specie nei nostri mari. Diverso in Sudafrica o Australia dove le precauzioni sono indispensabili. Lo squalo difficilmente si avvicina all’uomo, nell’acqua vede solo i movimenti delle gambe che può confordere per pesci o piccoli mammiferi . È invece più frequente che sia l’uomo a mangiare lo squalo». Come? «Al ristorante viene servito come gattuccio marinato. A Roma per esempio si mangia il palombo in umido. E cos’è se non uno squalo? La vitella di mare in vendita sui banchi del mercato non è una mucca che sa nuotare ma uno squalo». Gli squali sono come degli spazzini del mare, non è rischioso mangiare la loro carne? «Sono superpredatori ai vertici della piramide alimentare e i metalli pesanti che gli organismi viventi non riescono a matabolizzare, negli animali di vertice si accumulano. Mangiano grandi quantità di cibo, quindi sono delle pattumiere tossiche». Eppure sono a rischio per la caccia indiscriminata a fini alimentari. Quanto è percepita questa situazione? «Pochissimo. In Oriente sono considerati degli status symbol alimentari da miliardi di persone. È una pressione che nessuna specie animale può reggere. Gli squali fanno pochi figli, raggiungono la maturità sessuale tra i 9 e gli 11 anni e fanno delle gestazioni che durano 9-10 mesi. Sono gli unici grandi predatori che l’uomo non protegge eppure sono preziosi per la salute del mare. Mangiano i pesci malati e vecchi, così le epidemie non si diffondono». Cosa possiamo fare? «Non consumare la zuppa di pinne di pescecane nei ristoranti cinesi e preferire quelli Shark free» Quali specie di squali vivono nel nostro mare? «Abbiamo il bianco, il mako, lo smeriglio, la verdesca, lo squalo grigio, l’elefante ma nel Mediterraneo ce ne sono sempre meno. In sei mesi di esplorazioni in mare aperto mi sono imbattuto solo due volte in alcuni di loro e non si vedono più i piccoli». Cosa accadrebbe se dovessero scomparire? «Nessuno lo sa con certezza. Come divulgatore del mare ho più domande che risposte. Di squali ne ho incontrati tanti, il killer, il bullo, il timido, il pacioccone. Sono animali carnivori, privi di polmoni, non hanno ossa ne spine e a differenza di altre specie si sono evolute pochissimo. Sappiamo che questi animali sono sul pianeta da 400 milioni di anni, c’erano prima dei dinosauri e gli sono sopravvissuti. Ma di loro si sa ancora troppo poco, nessuno protegge ciò che non conosce o peggio che fa paura». Lei perché si è appassionato agli squali? «Ho avuto il privilegio di far parte di una generazione che è potuta andare sott’acqua con attrezzature adeguate e filmare gli animali, quella prima non le aveva, quella che verrà rischia di non avere animali da filmare e fotografare».