San Giorgio, una clinica rudere alla Balduina
Molto peggio di come l’avevamo lasciata due anni fa. Ad agosto del 2012, il reportage de Il Tempo ne documentò lo stato di abbandono. Uno spettacolo indecente, quella struttura, fino al 2007 fiore all’occhiello dell’oncologia romana in Balduina, trasformatasi in una specie di centro sociale bombardato. La società proprietaria, la Clinica Selene srl, come raccontato, fallì in quell’anno che segnò l’inizio della parabola in discesa della clinica, oggi ridotta ad immondezzaio, occupata da senza tetto per un periodo. Promesse su promesse da parte delle istituzioni. Il risultato: solo parole. La Casa di Cura San Giorgio di viale delle Medaglie d’Oro, ex struttura privata accreditata versa ancora di più in uno stato a dir poco pietoso. Date un’occhiata agli scatti a fianco. Il consigliere capitolino Pdl Federico Guidi, dopo i nostri articoli, aveva annunciato un tavolo di confronto tra Roma Capitale, Asl RmE, proprietà (che non si è poi riusciti a contattare) e l’allora Municipio XIX: si sarebbe dovuto vagliare l’interesse verso l’ex clinica da parte di altre strutture pubbliche e private. Si parlò anche dell’apertura di un centro anziani. Dunque, trattative in stand by, fino ad arrivare al cambio di giunta Alemanno. A nulla sono servite nemmeno le recinzioni fatte realizzare successivamente, dall’attuale proprietaria dell’immobile, la Lapo srl. Non c’è metro libero da rifiuti ; all’interno, si scorgono sedie e tavoli in mezzo ad un mare di scarti, documenti, strumenti sanitari, alimenti e pure un angolo per fare il bucato messo su dagli homeless che di tanto in tanto continuano a trovare ospitalità. Nessuno ha provveduto a spostare la mole di calcinacci in terra; al piano terra, al grosso divano in pelle, rimosso alcuni mesi fa, si è sostituito il delirio. E, ancora, alcuni dei vetri rotti delle finestre che avevamo immortalato adesso sono penzolanti, i cornicioni pericolanti si sono moltiplicati, con buona pace dei rischi per i temerari che si trovano a passare di lì, le scale sventrate sono ancora al loro posto, gli intonaci pericolanti su tutto il perimetro non si contano. Ci hanno scritto i residenti, esasperati per «una vergogna che va avanti da troppo. In tanti si sono riempiti la bocca di rassicurazioni, ma a parlare è lo schifo con il quale continuiamo a convivere», si sfoga F. R., che abita poco più giù. «Ogni volta che passo a prendere il pane al forno accanto mi chiedo il perché non sia stato fatto nulla. Le risorse scarseggiano, ma questo è uno scempio». Le testimonianze degli abitanti parlano tutte la stessa lingua: ci hanno chiesto a gran voce di dare una mano al quartiere. Così, siamo tornati a verificare, documentando come nulla sia cambiato. Anzi. Degrado su degrado anche in corrispondenza dell’ingresso su via Tito Livio: dietro al cancello in malora, pentole e l’occorrente per mangiare in mezzo a cataste di materiale di risulta, indumenti luridi sommersi dall’erba e assi di legno e tubi che sbucano dappertutto: una discarica da Oscar. Mentre scattiamo qualche foto siamo scortati da un gruppo di rom che ci sfidano con lo sguardo. Sulla facciata devastata sono aumentate le scritte. E ora c’è pure il rischio amianto incombente nei cinque piani della palazzina fantasma: a destare particolare preoccupazione è la presenza di alcune coperture e materiale sbriciolato identificabile come eternit, cancerogeno. Qualche giorno fa il sopralluogo del capogruppo consiliare Pd Julian Colabello, insieme all’assessore all’ambiente del Municipio XIV Ivan Errani. È stata chiesta al Comune «un’azione immediata di bonifica: non c’è tempo da perdere». Speriamo non siano solo altre parole.