Il mago d’Italia è un romano doc «Grazie a mia nonna»

Che è un mago l’ha scritto sulla cravatta gialla portafortuna. Daniele Lepantini, ovvero Mago Lupis, romano, 35 anni, volto noto anche in tv dove sul format Magiko coinvolge i vip nelle sue magie, ha vinto il campionato italiano del XIII Festival di Masters of Magic. Un concorso a margine del congresso internazionale di categoria a Saint Vincent in Valle d’Aosta, che ha radunato da ogni parte del mondo illusionisti, maghi, prestigiatori, artigiani e tecnici, insomma tutti coloro che sul palco e dietro le quinte realizzano spettacoli da sbalordire ancora oggi il pubblico. Mago Lupis, come ha sbaragliato i concorrenti. Ha fatto una «magia»? «Hanno premiato l’insieme della mia storia professionale. C’erano colleghi con numeri superiori a livello tecnico» Si però lei ha vinto con un effetto di teletrasporto. Roba da fantascienza. Non è che ha studiato sull’Enterprise di Star Trek? «Quasi...ho letto tutto quello che c’era sull’argomento a livello scientifico e ho pensato a un numero che potesse dare quell’effetto. Due giorni prima della gara l’ho provato in uno spettacolo ma il numero non era riuscito, un errore di distrazione lo aveva fatto fallire» In cosa consiste il gioco di prestigio che le ha fatto vincere il titolo di campione italiano? «Nel mio spettacolo teletrasporto una banconota contrassegnata dal numero di serie data in prestito da uno spettatore. Prendo il biglietto e lo brucio davanti al pubblico e poi, per magia, lo faccio riapparire integro all’interno di una sigaretta in un pacchetto ermeticamente chiuso». Maghi si nasce o si diventa? «Avevo 7 anni, vidi uno spettacolo a scuola e decisi che da grande volevo fare il prestigiatore. Mia nonna mi regalò la scatola del piccolo mago. Iniziai con i primi esercizi e da allora non ho più smesso. Sono riuscito a coniugare gli studi e la mia passione, ed oggi la soddisfazione più grande è vivere con la mia professione di illusionista». In tempi di crisi uno spettacolo con giochi di prestigio aiuta a risollevare l’umore delle persone? «Più che magie ci vorrebbero miracoli però credo che il sorriso e lo stupore di grandi e piccini davanti a un gioco di prestigio siano emozioni positive». Come nasce un numero di magia? «Dall’osservazione della realtà e delle persone, offrono tanti spunti per ideare e poi realizzare uno spettacolo con nuovi effetti illusionistici». Per avere successo come deve essere una magia? «Deve sembrare vera pur essendo incredibile. L’illusionista lascia aperta la porta all’immaginazione e alla fantasia e offre con i suoi numeri letture diverse della realtà». Chi sono i maghi migliori? «Tra gli italiani Tony Binarelli e il Mago Silvan per il giusto equilibrio tra magia e arte, su scala mondiale David Copperfield è il più grande». Dalla meccanica all’elettronica. Come sono cambiati gli allestimenti dei numeri? «Si impiegano entrambe le tecniche. Ad esempio ho allestito dei numeri con i telefonini. Piacciono al pubblico quanto la magia più classica». Come testa i numeri prima di metterli in scena? «Con Cristina, la mia fidanzata da 9 anni. Se stupisco lei, che mi conosce benissimo e sa leggermi in volto, vuol dire che funziona. Il gioco è pronto per essere portato in palcoscenico». S enta Mago ma perché nessun prestigiatore rivela i segreti di un gioco di prestigio? «Un mago non racconta mai il trucco di un numero. Si possono svelare gli artifizi di alcuni giochi semplici, perché spesso dietro a un gioco di prestigio, anche il più "facile", ci sono ore e ore di prove e di allenamento. Svelare il segreto di un gioco è come vedere un film e spiegare gli effetti speciali». In una magia c’è sempre il trucco oppure è solo abilità? «Il trucco c’è sempre ma non si vede proprio grazie all’arte del mago che riesce a illudere anche lo spettatore più disincantato».