Se la crisi non fa sconti ci pensa la «moneta» Scec

Si scrive Scec ma si legge sconto, condivisione, solidarietà. È la moneta, non moneta, che dal 2008 circola in Italia e che, da un paio di anni, è approdata anche a Roma. Grazie all'associazione «Arcipelago Scec, la rete di solidarietà che cammina», composta da attività commerciali e liberi professionisti che accettano le simpatiche banconote colorate, nel giro di soli 4 anni gli utenti in Italia sono decuplicati: da 1.900 a 20mila. «A Roma, l’incremento è stato anche maggiore, spiega Pierluigi Paoletti, presidente di Arcipelago Scec». 290 le attività commerciali che ne fanno parte tra ristoranti, bar, botteghe equo-solidali, palestre e librerie. Oltre 2.300 i romani che li utilizzano. 230mila i buoni distribuiti in tutto il Lazio. Numeri che hanno contribuito a far circolare 1 milione e 150 mila euro nella nostra città. Numeri che non hanno nulla a che vedere con l'intento di sostituire l'euro ad altra moneta perché gli Scec, pur comportandosi da monete, tali non sono. Benché in passato non abbiano avuto vita facile, oggi viaggiano tranquillamente tra le mani degli italiani. Inizialmente additati dalla stampa come «moneta illegale», preoccuparono non poco il ministero dell’Economia che, nel 2010, chiese l’intervento della Guardia di Finanza, per verificarne la liceità. Furono gli stessi Finanzieri a chiarire che gli Scec sono dei buoni sconto emessi da un’associazione per i suoi associati e che non entrano nella base imponibile. Ma come funzionano concretamente? Iscrivendosi al sito www.arcipelagoscec.org, la famiglia ne riceve gratuitamente 100 mensili, «accreditati» su un conto Sce, che può utilizzare come fossero euro e che, alla fine dell'anno valgono, più o meno come uno stipendio perché integrano la diminuzione di potere d'acquisto che l'euro ha portato nei portafogli. La persona si reca in un esercizio che li accetta e fa i suoi acquisti. Alla cassa pagherà, l’80% in euro ed il 20% in Scec, risparmiando il 20% sul totale della spesa. Nel mercato rionale della Serpentara in via Virgilio Talli, tutte le attività li accettano. A San Lorenzo alcune botteghe sono diventate un punto di riferimento per i residenti che, prima di acquistare, cercano il cartello «Qui accettiamo Scec». «Il progetto - spiega Paoletti - è riconosciuto dall'Agenzia delle Entrate e si propone due obiettivi:aumentare il potere d'acquisto delle famiglie e favorire le comunità territoriali». Così le piccole e medie attività acquisiscono clienti, trattengono la ricchezza sul territorio e la fanno circolare producendo nuova ricchezza. «Questo - continua Paoletti - rafforza il rapporto con il territorio. A Roma, ad esempio, si sono raggiunti risultati inaspettati». Attualmente solo il IV municipio, uno dei più grandi con circa 300mila abitanti, ha sposato il progetto di Arcipelago, nel luglio 2012. L'Assessore alle Politiche Sociali Francesco Filini, afferma sorridendo: «Lo Scec? Più facile usarlo che spiegarlo! Oggi cominciamo a raccogliere i risultati che ci eravamo prefissati. Non possiamo dire di aver sconfitto la crisi e non abbiamo certo questa ambizione ma, in alcune zone c’è un rifiorire del consumo verso i mercati rionali». Lo Scec è utilizzabile anche online. «Con il mercato della Serpentara, continua Filini, è nata un’iniziativa collaterale. Sul sito emporilocali.it, gli utenti possono fare la spesa da casa e spendere lo Scec con la transazione on line. Poi la spesa viene consegnata a casa oppure ritirata al mercato rionale dove c’è una cooperativa di giovani che prima erano disoccupati e che ora lavorano per conto del mercato. Ora stiamo per installare, insieme al presidente del Municipio, una rete Wi-fi locale che funzionerà con lo Scec».