«Raid squadrista» Caccia al capo con la testa rasata

Si sono sentiti 23 volte nell'arco di 30 minuti. Dopo l'aggressione ai danni dei tifosi inglesi a Campo de' Fiori, i due romanisti arrestati si sono tenuti costantemente in contatto durante la fuga. Francesco Ianari, di 26 anni, accusato di aver partecipato al raid notturno, subito dopo l'aggressione è salito su un autobus a piazza della Chiesa Nuova. E proprio mentre si trovava sul mezzo pubblico ha telefonato all'amico Mauro Pinnelli, di 25 anni, per farsi venire a prendere a piazza Irnerio. Lì però non ha trovato la Smart con dentro il coetaneo, ma una voltante della polizia. È quanto ha scritto il giudice per le indagini preliminari nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dopo la convalida del fermo dei due giovani. Nel documento, di 8 pagine, il gip Antonella Capri, ha anche ripercorso tutta la serata, ha elencato le ricostruzioni dei testimoni che hanno assistito alle scene di violenza e ha anche definito il raid «armato di stampo squadristico». Anche gli oggetti che sono stati rinvenuti nell'abitazione degli arrestati e a Campo de' Fiori sono stati mensionati nel provvedimento restrittivo, come gli otto coltelli che sono stati sequestrati in casa di Pinnelli: secondo un teste, la sera di mercoledì scorso quest'ultimo avrebbe avuto con sé un pugnale «riposto in un fodero sul fianco destro», si legge nell'ordinanza. Tutti i testimoni hanno riferito che si è trattato «di un'azione preordinata e programmata dai connotati squadristici che verosimilmente è stata ideata e attuata negli ambienti della tifoseria calcistica violenta». In alcuni racconti, chi ha vissuto quei momenti, ha parlato anche di lancio di fumogeni o «di gas asfissianti per facilitare l'azione e impedire la reazione delle vittime», spiega il gip. «Attenzione...attenzione...la polizia... stanno arrivà», avrebbe urlato un ragazzo italiano di 25/30 anni, considerato dai testimoni il capo del gruppo di aggressori pochi istanti prima che le forze dell'ordine giungessero a Campo de' Fiori. Dopo dieci minuti, il tempo che sarebbe durata la rissa, sul posto però non c'era più nessuno: in terra soltanto macchie di sangue e coltelli. Oppure cinte che gli aggressori tenevano intorno alle mani per sferrare pugni ancor più violenti. «Recchia», il soprannome di Pinnelli, attraverso il suo difensore Massimiliano Fioravanti, ha già presentato ricorso al tribunale del Riesame per chiedere la revoca della custodia cautelare in carcere. O in subordine una misura alternativa alla detenzione nel penitenziario di Regina Coeli. «La scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere è stata presa anche perché ci sono indagini pendenti - ha detto il penalista Fioravanti - Pinnelli ha fiducia nella magistratura e al termine delle indagini emergerà la verità sul suo ruolo». «Non vi è dubbio che la natura preordinata dell'azione violenta renda, allo stato, ascrivibili i delitti di lesioni personali a carico di tutti coloro che hanno partecipato con ruoli attivi e di supporto, morale e materiale, alla spedizione punitiva», ha sottolineato il giudice. Sono infatti ancora in corso le indagini della polizia per identificare gli altri ragazzi che hanno impugnato coltelli, mazze e suppellettili del pub devastato la sera del 21 novembre, attraverso testimoni oculari e celle telefoniche.