Chiesti 12 anni per Gianfranco Lande

Ha sfruttato i suoi clienti "in modo riprovevole", ha adottato raffinate manovre fraudolente "con la compiacenza del circuito bancario", ha occultato all’estero fondi e comunicato dati falsi alla Consob, anche se gli organi di vigilanza sono stati incapaci di fronteggiare e impedire la crescita del gruppo Lande. Non solo. Quella che è emersa è solo la punta dell’iceberg di un’attività criminosa, complessa e inquietante. Per questo il Madoff dei Parioli va condannato a 12 anni e 8 mesi di prigione e a una multa di 24 mila euro, senza attenuanti sebbene sia incensurato. Anche perché Gianfranco Lande ha espresso "la sua capacità delinquenziale" per vent’anni e ha danneggiato "1.700 investitori che a lui si erano affidati per far fruttare i loro risparmi". È la richiesta del pubblico ministero Luca Tescaroli nel processo che vede imputato l’uomo ritenuto responsabile di una truffa di oltre 200 milioni, portata a termine col denaro di imprenditori, professionisti e personaggi dello spettacolo. Il reato contestato è associazione per delinquere finalizzata all’abusiva attività finanziaria. Per l’imputato, difeso dagli avvocati Salvatore Sciullo e Susanna Carraro, sono state chiesti anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale, le spese di giudizio e il risarcimento danni ai truffati. La sentenza, secondo Tescaroli, per disposizione del Tribunale dovrà essere pubblicata sui quotidiani proprio per rendere l’attività delittuosa dell’imputato e di coloro che lo hanno aiutato. Nel decidere la condanna, poi, il Tribunale dovrà tenere conto anche del comportamento processuale di Lande, che non ha manifestato alcuna volontà di collaborare ritrattando persino una sua parziale confessione. Il pm ha tracciato anche uan sorta di profilo psicologico dell’imputato. per tescaroli, infatti, attraverso la sua attività truffaldina Lande "ha appagato il suo desiderio di affermazione sociale, di arricchimento personale, di avidità e di tenore di vita principesco". E le relazioni di matrice massonica intrecciate "hanno consentito a un uomo venuto dal nulla di entrare nella "Roma bene" e negli ambienti economici e finanziari". A far scoprire il raggiro architettato in danno di tante persone a giudizio del pm ha contributo la crisi economica mondiale, che ha spinto coloro che avevano affidato a Lande i loro risparmi a cercare di rientrare in possesso delle somme che avevano investito come miraggio di guadagni. Tra le vitime del Madoff pariolino il pm ha indicato alcuni che, come Sabina Guzzanti, avevano dichiarato al fisco i loro investimenti e guadagni sebbene Lande lo sconsigliasse. Altri invece hanno speculato, nascondendo le loro identità dietro acronimi o nomi di fantasia. Alcuni sono ancora ignoti tranne che a Lande. Altri, infine, erano legati all’imputato da rapporti tali per cui, pur figurando tra i 317 costituiti come parte civile, non possono essere qualificati come danneggiati. In particolare il pm si è riferito a Pierluigi Romagnoli, socio di Lande nell’operazione di acquisto di 12 caccia da destinare al governo austriaco, e a Giuseppe Giuliani Ricci, che gli ha consegnato 14 milioni di euro serviti per costituire un fondo alle Bahamas che sfuggiva al controllo del governo locale.