«La faccio finita.

Perdonatemi».La sua disperazione l'ha lasciata scritta su un biglietto. Rodolfo Nanni, 58 anni, fabbro della impresa «Corri service», in cassintegrazione da due anni, ieri mattina si è impiccato nella sua casa al terzo piano di via Giuseppe Arimondi, a Casal Bertone. Attorno al collo si è passato la cinghia che si usa per le serranda, l'ha fissata al montante della finestra e ha agonizzato sino alla morte. Alle 13,40 il fratello ha ritrovato il corpo. I vicini hanno sentito la sua disperazione, il suo dolore, ma per il signor Nanni non c'era più niente da fare. Sul posto sono arrivati i poliziotti del Commissariato Sant'Ippolito diretto da Paola Di Corpo. Ad aprile la dirigente si era dovuta occupare di una tragedia analoga, quella dell'imprenditore, anche lui artigiano, Mario Frasacco, di un anno più grande della vittima di ieri, toltosi la vita nell'ufficio all'interno della sua ditta a Pietralata sparandosi un colpo di fucile. La storia di Rodolfo Nanni è un'altra. Il suo dramma era la perdita di lavoro avvenuta a un punto della sua vita in cui era difficile ricominciare. I parenti sono corsi in via Arimondi. Qualcuno ha sibilato: «Non parlate coi giornalisti, sono sciacalli». Il nipote conferma la situazione difficile: «Era in cassintegrazione. Qualche volta forse riusciva a fare qualche lavoretto, ma niente di più». «Si arrangiava - dice una vicina di casa - Ha lavorato anche in casa mia». I residenti nel palazzo sono tutti stupiti. «L'ho visto l'altra sera - racconta una signora del primo piano - Era sceso in strada per fumarsi una sigaretta. Abbiamo scambiato due battute. Era sempre cordiale, educato. Nessuno immaginava una cosa del genere. Non parlava dei suoi problemi». Rodolfo Nanni era separato da anni. Era riuscito a riscattare l'appartamento dall'ultimo proprietario, l'Inps. Fino a pochi giorni fa viveva con uno dei due figli che poi ha avuto la possibilità di essere indipendente. Ora sono tutti uniti nel dolore.