Errori medici pagati dalla camorra

Èil sospetto che hanno i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del Veneto, protagonisti di un'indagine che ha portato fino al Lazio e in altre regioni: Puglia, Basilicata, Sardegna, Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna. Nella sede italiana della City, il Gico di Venezia ha sequestrato carte inerenti diverse gare d'appalto con qauesti enti locali che hanno consentito alla società assicurativa di raggiungere, nel solo 2011, un volume d'affari di oltre 50 milioni di euro. I militari hanno sequestrato la documentazione di una gara d'appalto per la copertura assicurativa del servizio sanitario regionale veneto. Si tratta di un affare da 76 milioni di euro della durata di tre anni. Prima tranche: 30 milioni che gli investigatori hanno bloccato prima che la Regione pagasse. Vincitrice la società assicurativa City Insurance, azienda leader nel mercato delle assicurazioni sanitarie, romena con sede a Bucarest, con agenti solo dell'Est europeo. Unica a essersi fatta avanti per firmare il contratto di fornitura assicurativa. Motivo che ha insospettito i militari veneti. Unas situazione di «esclusiva» che si sarebbe verificata anche Roma, con la Asl Rm D, cui fa riferimento l'ospedale Grassi di Ostia, e la struttura Ifo, di Mostacciano, con la quale la gara di appalto starebbe in fase di aggiudicazione. Due enti pubblici con le quali la City avrebbe firmato contratti di copertura assicurativa, mettendo al riparo il personale medico da eventuali risarcimenti per errori sanitari. E la camorra che c'entra?La sagoma dell'organizzazione criminale comparirebbe alla fine di uno scenario societario complesso, fatto di scatole cinesi. Il primo punto che sottolinea la Finanza riguarda la trasparenza dei documenti forniti dalla City per partecipare al bando: «Contiene attestazioni non corrispondenti al vero in ordine a circostanze significative quali la compagine societaria, l'esistenza di società controllanti e il possesso dei requisiti di regolarità fiscale previsti dal Testo Unico in materia di appalti». Il secondo punta alla proprietà. La maggiorenza delle quote City, il 96 per cento, sarebbe della Dacia spa, fallita nel 2010, partecipata dalla Liginvest. Tra i soci non solo figurerebbero soggetti con precedenti reati finanziari, che la City non avrebbe dichiarato per non rischiare di perdere l'appalto che era in ballo con il governatore Luca Zaia. Ma si celerebbero anche personaggi vicini al clan Giuliano di Forcella. Un collegamento che ha interessato pure la Direzione distretturale antimafia di Napoli, messa in allerta da un collaboratore di giustizia, Ciro Mantice. Prima che si pentisse, il camorrista era un esperto in riciclaggio. Lui e Vincenzo Esposito erano titolari delle dieci società sequestrate per un valore complessivo di circa 100 miliardi di lire. Investivano il mare di soldi gestito dal clan Contini e dall'Alleanza Secondigliano, nata a Napoli verso la fine degli anni Ottanta, in seguito impadronitasi di quasi tutti i traffici illeciti della città (contrabbando, estorsioni, appalti, traffico di stupefacenti). L'indagine della Finanza ha messo a rumore gli enti in contatto con la City. Per prima la basilicata, impegnati in contratti per sei milioni di euro con quattro aziende sanitarie. L'assessore regionale alla Sanità Attilio Martorano ha riunito immediatamente i direttori generali «per fare una ricognizione sui rapporti esistenti con detta società e valutare le azioni da porre in atto». Che succederà a Roma?