Case, box e cassetta di sicurezza Il tesoro della cricca dei cinesi

Coi cinesi arriva l'antimafia. A sei di loro il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma ha sequestrato un piccolo tesoro: cinque appartamenti, due box, quote societarie, carte di credito e cassetta di sicurezza per un valore di 5 milioni di euro. Un'operazione che è stata possibile applicando la norma contro le associazioni criminali, quando i sodali sono titolari o gestori di beni ma non sanno spiegare come hanno fatto a entrarne in possesso. E questo è stato il caso che ha coinvolto i sei orientali, dai 53 ai 30 anni, raggiunti da sequestro preventivo. In passato la cricca era stata messa sotto i riflettori per un traffico di merce contraffatta, proveniente dalla Cina e stoccata nei magazzini a disposizione dei soci. Episodi che li hanno inseriti in una lista di sospetti finita sul tavolo della Finanza. Gli investigatori hanno verificato proprietà di beni mobili e immobili e quando hanno chiesto come avevano fatto a disporre di cifre e patrimoni così ingenti la risposta è stata vaga, in alcuni casi inesistenti. Cosi è scattato il provvedimento. La signora Miao Xiaoen Liu e il signor Fu Liu sono risultati amministratore e socio della Imma srl, ditta carica di accessori (pettini, porta cellulari, orecchini e altra merce griffata). In più, i finanzieri hanno rilevato le proprietà di un appartamento in via Giolitti, in zona Esquilino, un posto auto in via Gronchi e un box allo stesso indirizzo (Monte Sacro). E ancora, nella stessa zona un ennesima abitazione in via Alessandro D' Ancona. Inoltre, Gli investigatpori hanno sequestrato il cento per cento delle quote societarie della Imma srl, che i due avevano diviso in parti uguali. Lei (Xiuling Weng) e un'altra (Li Min Zhang) erano socie della Mac Mode, disponendo dello stesso materiale contraffatto dei primi due. Mentre sono risultate intestatarie di due appartamenti, in via Giolitti (Esquilino) e in via Villa Faonte (Montesacro), con la disponibilità anche di un box. Stesso elenco di accuse per Xiuling Weng e Shi Wen Lui, coinvolti nel commercio di merce contraffatta. I sei cinesi, in sostanza, erano in grado di movimentare un fiorente traffico di merce taroccata, dalla vendita alo stoccaggio. Reinvestendo i profitti, secondo l'accusa, in beni immobili