La Polverini al capezzale della sua maggioranza

Labufera sanità da una parte e le continue (e crescenti) fibrillazioni in Consiglio regionale dall'altra, richiedono evidentemente un intervento più incisivo. Così, domenica, in un noto albergo della Capitale, la Polverini ha convocato una riunione con tutti i gruppi che la sostengono. Il momento è delicato e, in diversi importanti comuni del Lazio, ad aprile si apriranno le urne. I lavori del Consiglio arrancano, tanto che, ancora ieri la seduta sulla legge Birindelli della tracciabilità dei prodotti, è saltata un'altra volta per il durissimo braccio di ferro con la commissione Agricoltura, presieduta dal predecessore della stessa Birindelli, Battistoni. Un'impasse alla quale ben si lega la voce sempre più insistente dei cinque consiglieri della Lista Polverini che, come si vocifera alla Pisana, potrebbero presto ufficializzare l'uscita dal gruppo della Polverini e chiedere addirittura un assessorato, imponendo un equilibrio completamente diverso dentro e fuori la Regione. Voci, rumors, sulle quali tuttavia si certificano due realtà. La debolezza della governatrice di fronte all'Assemblea e un'instabilità politica dovuta all'incertezza sul futuro del partito maggiore, il Pdl. L'esito filtrato dall'incontro dell'altra sera ad Arcore tra Silvio Berlusconi, i vertici del partito e gli amministratori locali non ha chiarito quale sia la via maestra. Anzi. Indicare una maggiore presenza nelle prossime competizioni elettorali delle liste civiche può essere intesa come una resa della politica costretta a "mascherarsi" dietro candidati che, comunque, politici restano. Un colpo non facile da digerire per la militanza di un partito che aspetta con ansia il momento congressuale proprio per rilanciare quell'azione territoriale venuta a mancare da anni ormai. Dall'altra parte, invece, quello delle liste civiche rappresenta un assist perfetto per la governatrice che con la sua «Città Nuove» rischia di sparigliare ancora una volta nelle prossime amministrative, mostrando una forza elettorale con la quale dover fare i conti. Conti che si cominceranno a chiudere proprio domenica, quando la presidente parlerà in totale franchezza e probabilmente, lanciando il solito diktat: o con me o contro di me.