I rapinatori sbucano dal pavimento della banca

Un colpo in banca in grande stile. Ricorda la scuola del crimine di Totò nel film «I soliti ignoti» o il più recente «I mitici. Colpo gobbo a Milano». È stato un lavoro "pulito" e spettacolare: non ci sono stati feriti né attimi di concitazione. I rapinatori hanno agito con calma, da professionisti. Hanno forato il muro della cantina che confina con l'istituto, a volto coperto da passamontagna e armati di pistole sono sbucati dal pavimento, hanno tenuto in ostaggio circa sette dipendenti, hanno costretto il direttore ad aprire la cassaforte e hanno portato via il bottino: circa duecentomila euro. Impossessandosi anche dei contanti caricati nel bancomat. Poi se ne sono andati senza fretta. È successo l'altro ieri pomeriggio alla banca delle Marche, a largo La Loggia, sulla Portuense, periferia sudovest di Roma. Indagano la sezione Antirapine di Andrea Di Giannantonio della Squadra mobile e il Commissariato San Paolo diretto da Paolo Volta. La banda ha agito studiando il piano nei minimi particolari, senza lasciare niente al caso. I malviventi hanno scelto la cantina giusta: non era un garage o un posto macchina del palazzo confinante con la banca. E soprattutto, il locale era adicente al lato dell'istituto senza allarme perimetrale, un particolare congegno elettronico che entra in funzione quando il muro cui è collegato subisce forti sollecitazioni. Un rimedio tecnologico che se fosse stato presente avrebbe certamente evitato la sorpresa e la rapina.   Peraltro la banca non ha vigilantes: praticamente è un forziere non difficile da ripulire, ma di cui bisogna conoscere bene la piantina, con quali ambienti è confinante e quali sono le abitudini dei proprietari evitando di incrociarli quando il colpo è in corso oppure di dare l'allarme insospettiti dal buco. E ancora. I malviventi sono entrati in azione dopo le 15,30: quando l'istituto era chiuso al pubblico e quindi non c'erano clienti ma solo addettti della banca. E anche se erano a volto coperto, hanno portato via l'hard disk dov'erano registrate le immagini riprese delle telecamere interne: hanno rischiato pochissimo portando via quello che c'era da prendere. Il commando pare fosse composto da cinque rapinatori che parlavano con accento romano. Un altro era fuori a fare da palo. Parlava col capo all'interno della banca attraverso un auricolare. Se n'è accorto il direttore quando ha parlato al tizio che aveva la regia della rapina piazzato al centro della banca. «La cassaforte è a tempo, si apre tra venticinque minuti». E senza scomporsi lui ha risposto: «Non c'è problema. Aspettiamo». E ha avvisato il complice all'esterno. In strada nessuno si è accorto di niente. La banca non ha vigilantes. Arraffato il malloppo i rapinatori sono usciti. Ignoto anche i mezzi di fuga: se automobile o moto. Non è la prima volta che banditi razziano le banche della zona. A largo La Loggia ci sono tre istituti:Banca della Marche, Unicredit e Credito artigiano. Quest'ultimo non molto tempo fa ha subito lo stesso colpo. La notte del 5 dicembre scorso, quasi con le stesse modalità, è stato assaltato il caveau delle Poste di via Lenin, a poche centinaia di metri dalla Portuense. La polizia postale ha individuato il gruppo e ha arrestato il palo, un pregiudicato campano che cercava di avvertire i complici con un walkie-talkie. Durante l'operazione i «soliti ignoti» hanno tagliato un cavo dell'impianto d'allarme facendo scattare il segnale alla polizia. Un copione molto simile si è verificatpo il 26 alle Poste di via Bravetta. Dopo il primo controllo, il personale addetto alla sorveglianza non ha riscontrato alcuna anomalia. Una volta allontanatisi probabilmente i ladri hanno atteso il momento propizio per rimettersi all'opera. Qualche ora più tradi, infatti, dopo aver forzato la porta di accesso posteriore e disattivato i sistemi di videosorveglianza, hanno cominciato a smantellare con un martello pneumatico la struttura muraria del caveau. Il personale della polizia postale ha effettuato un secondo controllo scoprendo che in un locale adiacente al caveau erano stati abbandonati numerosi utensili. Un martello pneumatico, alcuni frullini, una fiamma ossidrica, mazzette e scalpelli.