Demolito l'albero di carta a Piazza Venezia

Detto fatto: l'effetto choc dell'albero natalizio, un cono di cartapesta bianco con ghirlande in rilievo, che troneggiava in Piazza Venezia fino a ieri sera è stato più forte di tutte le definizioni celebrative che hanno accompagnato il suo apparire improvviso e perturbante: neoclassico (!) ma di design e soprattutto patriottico (un viatico passepartout) perché agghindato da un unico serpentone tricolore, degno coronamento del festone chilometrico (tre milioni di led) di via del Corso che va da piazza del Popolo a piazza Venezia. I due addobbi di Natale, pensati per i 150 anni dell'Unità d'Italia, dovevano essere accesi insieme l'8 dicembre. L'impatto del monolite è stato duro da digerire: ha subito generato sconcerto perché al posto di quel cono c'è sempre stato un albero vero, regale, alto e maestoso. Abbiamo fatto appena in tempo a fotografarlo. Il sindaco Alemanno, il primo a gridare al Re nudo lo ha fatto abbattere come un birillo: «L'albero di Natale è stato scelto dalla ditta che ha realizzato anche tutto il resto degli addobbi natalizi. A me non piace e ho dato mandato di sostituirlo con un albero normale, un abete classico perché a me piacciono le cose tradizionali». E le cose si sono aggiustate in poche ore. «Spero che in tempi brevi - aveva detto il sindaco - la ditta si decida a correggere questo errore». Nel pomeriggio di nuvole lattiginose e improvvisi squarci di cielo blu, sul Campidoglio erano piovute a catinelle le critiche. «Definirlo un albero è un eufemismo. Il tricolore ha un verde che sembra blu e che lo fa assomigliare alla bandiera francese» tuonava il consigliere comunale Pd Paolo Masini. Troppo vicino il flop della statua di Wojtyla a Termini per non collegare i due eventi. Ci ha pensato Stefano Pedica (Idv): «Dopo la statua di Wojtyla e l'albero di piazza Venezia, Alemanno slitta in cima alla classifica del cattivo gusto». In pratica «la scelta del sindaco» aveva lasciato «turisti e romani senza parole». Insomma l'albero era apparso brutto tanto (e forse di più) quanto la statua del Papa. Perché l'originalità non sempre si sposa con la creatività. L'impressione generale era invece che la scelta dell'albero fosse «sfuggita» dal controllo del sindaco. Qualcun'altro (come successe con la statua di Wojtyla) infatti deve aver pre-visionato il progetto e approvato senza indugio. Ma tutto è bene quel che finisce bene. A differenza della statua del Papa che sarà ritoccata talmente tanto da cambiarne i connotati il Cono natalizio è stato raso al suolo. Anche perché era a scadenza. Al suo posto arriverà un albero natalizio vero, come è sempre stato. E i romani potranno tirare un sospiro di sollievo.