Termini, anziano accoltella romeno

Un rumore sordo. Un urlo. Poi l'uomo si accascia a terra. E vicino alla macchinetta del caffè inizia a scorrere il sangue. Stazione Termini. Binario 16. Sono passate da poco le 17.30. Un anziano di 87 anni passeggia tra i binari. Passa davanti al gabbiotto della polizia ferroviaria. Lui, che ha perso la moglie ed è rimasto al mondo solo con i figli, vive poco distante dalla stazione. Sembra un qualsiasi pensionato. Pochi passi e arriva al binario 16. Sulla banchina incrocia un 36enne romeno. Uno che a Termini, praticamente, ci vive. I due forse si conoscono. Sono davanti al distributore automatico di cibo e caffè. Non è chiaro chi dei due alza per primo la voce. Ma il diverbio scatta in un istante. Volano parolacce. Insulti. Troppi. Tanto da scatenare l'ira dell'anziano che estrae da dietro i suoi vestiti un coltello a serramanico. Una lama di quindici centimetri. Dalle parole si passa ai fatti. La "botta" è secca e perfora il polmone sinistro del romeno, che casca a terra. Il dolore arriva in un istante. Urla. È in una pozza di sangue. Intorno a lui si apre un cerchio naturale di gente. I pendolari, increduli, fanno due passi indietro col fiato trattenuto, senza riuscire a dire "aiuto". Di fronte al tabellone che segna la partenza del prossimo treno, in alto, l'occhio di una telecamera registra la scena. L'anziano aggressore è con l'arma nel palmo della mano. Fa due passi indietro. Come per andare via. Ma bastano pochi secondi agli uomini della Polfer per raggiungerlo. È in arresto. "Volevo fargliela pagare. Mi ha preso in giro, mi ha insultato!", urla l'87enne. Mentre a terra il romeno è ferito gravemente. L'ambulanza arriva dopo alcuni minuti e lo trasporta al Policlinico Umberto I. I medici confermano: lo straniero è grave. A Termini l'anziano viene portato via dagli agenti. Per lui s'ipotizza il reato di tentato omicidio. Al binario 16 i viaggiatori commentano quello che hanno appena visto. Sono increduli. Impauriti, mentre a fine rilievi gli addetti alla manutenzione puliscono il pavimento dal sangue. Due campani scuotono la testa, aspettano il prossimo convoglio: "Non abbiamo parole - dicono - queste cose non succedono neanche a Napoli".