Il Tar fa le pulci alla Regione sulla tbc

Non è solo la procura di Roma a voler far luce sul contagio da tubercolosi nel reparto di Neonatologia del Policlinico Gemelli. Il caso finisce anche davanti alla giustizia amministrativa. Il Tar del Lazio ha chiesto infatti alla Regione tutti gli atti relativi all'inchiesta sul contagio da Tbc. La Regione ha 15 giorni di tempo per depositarli. A deciderlo è stato ieri il consigliere delegato della III sezione quater, Giuseppe Sapone, dopo l'audizione dei legali del Codacons e dell'avvocatura regionale convocati per una discussione preliminare del ricorso proposto dall'associazione di consumatori per contestare la composizione della Commissione d'indagine nominata dalla governatrice Polverini. Il Tar ha ordinato alla Regione di depositare «tutti gli atti relativi all'istituzione del tavolo di coordinamento compresi i verbali dell'attività espletata, da cui si possa evincere altresì l'individuazione dell'arco temporale dell'indagine relativa al contagio della tubercolosi» al Gemelli. La camera di consiglio per la trattazione del ricorso in sede collegialeè stata fissata per il 28 settembre. Il Codacons si era rivolto al Tar sostenendo l'illegittimità della composizione della Commissione regionale d'inchiesta perché «emerge il conflitto d'interesse - si legge nel ricorso - generato dal fatto che la stessa, così come composta, non potrà esercitare i poteri conferiti in modo del tutto autonomo» in quanto i componenti sono «dipendenti da strutture sanitarie regionali il cui operato è controllato dalla stessa Regione». Il Codacons poi rincara la dose: «La Regione dovrà spiegare come mai e con quali atti sia stato limitato il periodo dei test da gennaio a luglio 2011, senza controllare il totale di bimbi nati nei due anni e mezzo in cui l'infermiera colpita da Tbc ha lavorato nel reparto, totale che ammonterebbe a circa 4.500. Ma un'altra clamorosa risultanza sul pasticcio della Tbc è emersa davanti al Tar: la Polverini, nel decreto del 27 agosto scorso n. U0078, impugnato dal Codacons, riconosce - contrariamente a tutte le dichiarazioni rilasciate alla stampa - che siamo in presenza di una "epidemia" e ordina una "indagine epidemiologica" a una commissione formata almeno "da sei componenti particolarmente qualificati esterni all'amministrazione regional". Peccato che siano stati nominati il dottor Mario Alma del San Camillo e il dottor Piero Borgia dell'Asp». Inoltre, dice ancora il Codacons, «dall'incontro con 50 genitori di bambini a rischio Tbc avvenuto giovedì nella sede dell'associazione, è emerso uno sconcertante particolare: è stato trovato positivo ai test anche un bimbo nato il 27 luglio scorso, quindi due giorni dopo l'allontanamento dell'infermiera, il che dimostrerebbe che l'infezione sarebbe perdurata nei locali del Policlinico fino a che questi non sono stati chiusi. Ragione per cui il Codacons consiglia anche a tutti i genitori dei bambini nati dopo il 25 luglio di sottoporre ai test i loro figli». Intanto ieri sono emersi 13 nuovi casi positivi, su 138 test effettuati: si tratta di 2 femmine e 11 maschi, 5 nati a gennaio, 2 a febbraio, 4 a maggio, 1 a giugno e 1 a luglio. Complessivamente sono 109 i casi di positività su 1266 risultati pervenuti, con una media dell'8,6%. «È una vicenda che mi rattrista molto e mi sta dando una grande preoccupazione, la più grande da quando alla guida della Regione. È un caso assolutamente inaspettato, in una struttura considerata di eccellenza e soprattutto che coinvolge tanti bambini. Un caso senza precedenti dal punto di vista numerico», ha detto la Polverini secondo cui la vicenda Tbc «deve farci riflettere sulle patologie emergenti o riemergenti e quindi probabilmente il Paese, dal punto di vista della prevenzione, deve applicare in maniera più rigida le linee guida che in assenza dei protocolli di prevenzione vengono calate nelle struttre attraverso protocolli comportamentali».