LA LETTERA

Siè parlato di «accordo con il Pd», ma sui termini di questo accordo nulla è dato sapere. In particolare, quello che interessa a noi dell'Italia dei Valori, al di fuori dei nomi, è il compromesso al quale si è giunti per salvare l'azienda e i suoi 13mila lavoratori. Per far fronte al problema della liquidità, pare ormai scontato l'aumento del titolo di viaggio e degli abbonamenti. Così i costi della gestione predatoria in questi anni di governo del centrodestra, ricade sugli utenti. Per ovviare all'esposizione verso le banche (alcune fonti parlano di 350milioni, altre addirittura di 1,6 miliardi di euro) si è scelta la strada della vendita dei "gioielli di famiglia". Si tratta di immobili che oggi hanno scarso valore economico. Per far sì che questa cartolarizzazione possa servire a rientrare dal debito occorre una valorizzazione delle aree, e dunque un cambio di destinazione d'uso. Un affare colossale, dietro al quale si stanno muovendo imprenditori vicini al sindaco. Non vorremmo che l'accordo col Pd riguardasse anche questa speculazione. Infine, si pone il problema della competitività dell'azienda, appesantita dalle 800 assunzioni degli ultimi 3 anni. Intanto il settore autisti è sotto organico e destinato a subire turni massacranti e periodi di riposo più ristretti. Stando così le cose, ci piacerebbe conoscere i termini della mediazione tra Alemanno e il Pd. Quali impegni presi dal Pd per la salvezza dell'azienda? Quali compromessi ha accettato e a quale prezzo? In gioco c'è la sopravvivenza di Atac e il destino di migliaia di famiglie: una posta troppo alta per lasciare queste domande senza risposta. Vincenzo Maruccio segretario regionale IdV