La prima notte in basilica il Vaticano li ha accolti

La prima notte dei nomadi dentro una basilica romana, a San Paolo, forse la più amata dai romani. Il Vaticano li ha accolti. «La Santa Sede ha deciso di offrire ospitalità per questa notte a un centinaio di rom nella zona extraterritoriale della Basilica di San Paolo» fa sapere la sala stampa vaticana. Ma che non li avrebbero cacciati era una certezza per i 250 nomadi che hanno occupato la basilica con l'aiuto delle associazioni legate ad Amnesty International, per protestare contro gli sgomberi nella Settimana Santa. Nello stesso giorno in cui Amnesty ha lanciato un'azione urgente al prefetto Giuseppe Pecoraro, commissario per l'emergenza nomadi, che ieri ha chiesto lo stop di sgomberi forzati degli insediamenti rom e e Piano nomadi. Si accendono le luci. E scrosciano gli applausi. I giornalisti invece restano fuori. Ci sono tanti bambini. Le mamme che allattano. I mariti che non vogliono separarsi dalle donne. La Caritas si occupa dell'accoglienza. La Brigata Garbatella sguinzagliata dal presidente dell'XI Municipio Andrea Catarci distribuisce panini. L'assessore De Palo aveva proposto inutilmente un'accoglienza di un paio di settimane al Cara di Castelnuovo di Porto. «Il tempo di preparare i campi dove saranno sistemati» aveva spiegato. La Prefettura propone il Camping River. Ma sulle sponde del Tevere non ci vogliono andare. «Al Cara sì, ma con tutta la famiglia, in reparti separati» la risposta. La trattativa fallisce. I nomadi hanno letto la lettera di richiesta d'aiuto alla Chiesa. «Noi Rom che viviamo da anni nelle baracche di questa città chiediamo aiuto alla Chiesa: oggi le nostre baracche sono state distrutte, ieri quelle di altri Rom a via del Flauto, e prima quelle della Miralanza, di via Severini e Lungotevere San Paolo. È questa la nostra settimana santa». E ancora. «Le nostre baracche sono brutte e pericolose - continua il testo - ma dopo gli sgomberi ci troviamo a vivere per strada uomini, donne, bambini, anziani e malati. Chiediamo alla Chiesa di aiutarci a far sentire le nostre voci, prima delle lacrime per un'altra tragedia. Chiediamo alla Chiesa di sostenere la nostra richiesta - conclude la lettera - che per ogni sgombero ci sia un posto dove le intere famiglie possano essere accolte senza dividerci dai nostri figli, per iniziare un nuovo percorso di integrazione». Al Santo Padre si rivolge invece il sindaco Gianni Alemanno. «Certamente, se ci sarà modo, ribadirò e garantirò al Papa che tutto quello che può essere fatto in termini di solidarietà nei confronti dei nomadi e degli immigrati sarà fatto da parte nostra. Possiamo fare però il possibile e non l'impossibile» ha detto Alemanno che ieri sera ha partecipato alla Via Crucis ai Fori.