"La Regione ora ci aiuti"

Il tempo è scaduto e adesso i 3.171 lavoratori del San Raffaele, e con loro i 2.283 pazienti, hanno davvero paura di restare senza un lavoro e senza un posto letto. Entro ieri, secondo quanto previsto dal decreto 80 del commissario ad acta per la Sanità del Lazio, si sarebbe dovuto provvedere alla riorganizzazione del Gruppo San Raffaele. Così non è stato. La chiusura delle 17 case di cura del Gruppo Angelucci è ora dietro l'angolo. Se la Regione non liquiderà la somme odvute e non stipulerà l'intesa sulla riorganizzazione entro 7-10 giorni, il San Raffaele dal 15 aprile cesserà ogni attività sanitaria. Un'emergenza sociale dagli effetti incontrollabili contro la quale cercano di opporsi i direttori sanitari, i responsabili delle Unità operative delle Case di Cura e i ricercatori dell'Irccs San Raffaele Pisana, che hanno inviato una lettera alla Polverini per chiederle di intervenire e scongiurare la chiusura del Gruppo. Alla governatrice i ricercatori chiedono «di salvaguardare una realtà scientifica regionale consolidata permettendoci in tal modo di proseguire le progettualità in atto. Grazie agli investimenti della nostra azienda e al nostro lavoro, abbiamo costruito un Centro di Ricerca la cui valenza nazionale ed internazionale è oggi ampiamente riconosciuta - sottolineano - come dimostrato dalla continua crescita della produzione scientifica e dalle collaborazioni con prestigiose istituzioni nazionali ed internazionali. Questo è stato possibile anche grazie all'attività di numerosi ricercatori che, contrariamente alla tendenza attuale all'espatrio delle eccellenze scientifiche, hanno scommesso sulla propria Nazione e sono rientrati riportando in Italia le conoscenze acquisite all'estero». Da qui l'appello: «Tuteli la nostra realta». Una richiesta condivisa dai direttori sanitari e dai responsabili di Uo del Gruppo che sottolineano «la difficoltà» del San Raffaele «di continuare a garantire non solo gli elevati standard di qualità, ma addirittura la presa in carico del paziente». Alle Istituzioni chiedono di dare atto alla riorganizzazione proposta dal Gruppo già dal 2009 con un «indispensabile intervento istituzionale e degli organi politici in termini di programmazione e organizzazione». La palla adesso passa alla Regione. Il tempo è scaduto.