Pescante ci crede «Un Paese unito per battere Parigi»

«Lastoria delle Olimpiadi dimostra che i dossier contano relativamente. Servono per arrivare in finale, ma per ospitare i Giochi serve molto altro. Occorre un Paese unito: politica, economia e sport. Giovedì si festeggiano i 150 anni dell'Unità d'Italia, facciamo in modo che questo clima di coesione nazionale arrivi fino al 2013». L'appello arriva da Mario Pescante, presidente del Comitato promotore della candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi 2020, che ieri ha ufficializzato la nomina di Andrea Mondello a terzo vicepresidente (gli altri sono il presidente del Coni Gianni Petrucci e il sindaco Gianni Alemanno) del Comitato. Presidente Pescante, com'è maturata la scelta di Mondello? «È stata una decisione improntata a un criterio di consenso generale, e non solo politico. Occorreva ricucire i rapporti con il centrosinistra per presentare garanzie al Cio e ottenere una mozione parlamentare trasversale. È stata scelta una persona di grandissimo profilo e gradita all'opposizione». Qual è stato il ruolo del Pd nella scelta di Mondello? «Ho avuto contatti con i massimi vertici del Pd e con il presidente della Provincia Zingaretti. Sono sempre stato perplesso di un vicepresidente che rappresentasse un partito. Nello sport non bisogna fare scelte da manuale Cencelli. Serviva una persona che rappresentasse tutti e bisognava fermare lacerazioni politiche. Ora si può andare avanti». Il terremoto che ha devastato il Giappone quanto inciderà nella corsa di Tokyo ai Giochi 2020? «Parlare in questo momento è poco decoubertiniano. Lo sport deve stimolare principi di solidarietà. E comunque mi preoccupa più la possibile candidatura di Parigi, che non ospita le Olimpiadi dal 1924 e che è stata sconfitta sul filo di lana da Londra per quelle del 2012». Durban e Bombay non le fanno paura? «Andremo in Sudafrica, proprio a Durban, in luglio per l'assemblea Cio e se ne saprà di più. Per ora Città del Capo sembra fuori gioco, così come Johannesburg. Bombay e l'India mi preoccupano molto meno di Parigi, anche se non si può negare che i Paesi emergenti sono emersi, mentre noi restiamo immersi. La sconfitta di Chicago e la scelta di Rio per il 2016 ne sono un esempio». Cosa dovrà fare Roma in più rispetto alla candidatura per i Giochi, persi, del 2004? «Non perdemmo per il dossier, ma per altri motivi. Nel 2020 saranno passati 16 anni dal 2004: quel dossier è vecchio e va aggiornato ai criteri di una candidatura del Terzo Millennio. Certo, i 2.700 anni di storia di Roma e il loro valore culturale giocheranno un ruolo importante e potranno sopperire ad altri fattori, ma non possiamo illuderci che possano essere determinanti». Per quanto riguarda la copertura economica? «Tremonti ha dato indicazioni chiare. Prima di chiedere soldi studieremo i costi e i benefici (Pil, occupazione, turismo, servizi) dell'operazione grazie alla commissione presieduta da Fortis. Dopodiché, tenendo conto dei vincoli Ue e della crisi economica, presenteremo una mozione parlamentare che spero sia unanime». Dal punto di vista infrastrutturale cosa serve a Roma? «Il Villaggio Olimpico, il raddoppio dell'aeroporto di Fiumicino che dovrà accogliere le delegazioni di 204 Paesi e il nuovo Gra che dovrà collegare la zona Nord della città con quella della Fiera di Roma e di Tor Vergata. Sono tre opere indispensabili per la candidatura». E le infrastrutture sportive? «La Città dello Sport di Calatrava a Tor Vergata dovrà essere dotata, più che di piscine, di un grande impianto coperto. Da questo punto di vista Roma è ferma a Nervi. L'Olimpico ha una pista d'atletica bellissima e veloce: va più che bene. La gran parte degli impianti esiste ed è ben collaudata. Discorso diverso per il tennis: al Foro Italico è sacrificato e potrebbe essere spostato nella zona di Tor di Quinto. Questo gioverebbe anche agli Internazionali. Non occorre ristrutturare interi quartieri come nei casi di Barcellona e Londra». Quanto pesa l'Italia nella politica sportiva? «Il problema non è l'Italia, ma i Paesi emergenti. Come dicevo prima, ormai sono emersi e si sono coalizzati. Con risultati eclatanti: i Mondiali di calcio in Sudafrica e in Qatar, gli Europei in Polonia, le Olimpiadi a Rio. La bocciatura di Chicago e Obama ne è un esempio storico. Invece l'Occidente è frazionato, manca un blocco europeo. Per il 2020 ci saranno almeno quattro candidature europee: oltre a Roma e Parigi potrebbero esserci anche Madrid e Istanbul. Il dossier serve solo ad arrivare in finale, ma per ospitare i Giochi servono lo sforzo l'unità di un Paese intero».