Il Comune snobba l'allarme crolli

Il crollo del tetto delll'aula nella scuola elementare Giuseppe Tomassetti si poteva evitare. Il Comune avrebbe avuto a disposizione un fondo, creato dai versamenti dei custodi della Capitale, per mettere in sicurezza quel soffitto. Ma il denaro non è stato mai sbloccato, nonostante le richieste al Campidoglio. L'intonaco dell'istituto in via Cassia ha ceduto a causa di un'infiltrazione d'acqua nel bagno della casa del custode della scuola, che si trova esattamente sopra quella classe. Il caso ha voluto che quel custode è Giuseppe Polimeni, presidente dell'Associazione nazionale portieri e custodi di edifici pubblici, il quale spiega come si sarebbe potuto evitare il crollo: «I custodi in pensione pagano dal 2004, su un conto corrente intestato alla Romeo spa, un'indennizzo di 80 euro mensili. Attualmente ci sono nelle casse della Romeo circa ottocentomila euro e abbiamo più volte chiesto se il Comune poteva utilizzare quei soldi per ristrutturare i nostri alloggi che sono in condizioni pietose. Ma alle nostre richieste - spiega Polidori - e alle nostre proposte non abbiamo avuto risposte. Quei soldi li rivendichiamo. Noi abbiamo un ottimo rapporto con il sindaco Alemanno e lo stimiamo, ora vogliamo un incontro per chiarirci». Intanto il presidente Anpcep già stamattina sarà in Municipio per chiedere di rientrare nella sua casa all'istituto Tomassetti. Quando i vigili del fuoco martedì sono intervenuti nell'aula dove è avvenuto il crollo, gli hanno interdetto l'appartamento e ora si trova in una stanza dell'albergo «Il Tempio di Apollo». Ma la sistemazione provvisoria crea non pochi problemi alla sua famiglia: «Io abito in quell'alloggio con mia moglie, mia figlia e due nipotini. Avendomi chiuso la casa - racconta Polimeni - i nipotini sono dovuti tornare a casa della madre che così è impossibilitata ad andare a lavorare perché deve restargli accanto per guardarli. E rischia di perdere il lavoro. È un dramma». Altra preoccupazione per Polimeni è riappropriarsi delle sue mura nell'istituto. Il rischio che debba restare fuori lo terrorizza. Ciò perché i «nuovi custodi», non avendo più antichi doveri come la sorveglianza notturna, dopo il lavoro tornano a casa: «Mi hanno assicurato che rientrerò, ma quando arriverà quel giorno io mi incatenerò lì e non esco più».