Cento anni di Bioparco

Celebrazioni nel segno della memoria con lo sguardo al futuro. Alla conservazione delle specie in collaborazione con strutture europee. Questa la filosofia dei festeggiamenti per i 100 anni del Giardino Zoologico di Villa Borghese, inaugurato il 5 gennaio del 1911 dal sindaco Ernesto Nathan. Il primo cittadino passato alla storia per aver rinnovato il Comune, fondato l'Atac, l'Acea e per la frase «Non c'è trippa per gatti...», con la quale tagliò dal bilancio, in deficit, il denaro per l'acquisto delle frattaglie destinate ai mici romani. I gatti si arrangiarono lo stesso e il tredicesimo sindaco di Roma passò alla storia, nonostante la mole di lavoro svolto, soprattutto per la faccenda dei gatti. Cento anni dopo e parlando d'altri animali il Bioparco, erede moderno del vecchio Zoo, avvia i festeggiamenti dell'anniversario offrendo l'ingresso gratuito ai bambini fino a 12 anni e una serie di attività speciali. In sintesi: nella Sala degli Elefanti dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 16 "incontri ravvicinati con i rettili" a cura dei guardiani che spiegheranno le caratteristiche e le curiosità di serpenti, sauri e testuggini e saranno a disposizione per rispondere alle domande dei bambini. Poi si potrà assistere ai pasti degli animali con i racconti dei guardiani: macachi alle 11; lemuri alle 11,30; elefanti alle 12; scimpanzè alle 14,30; ippopotami alle 15; foche grigie alle 15,30. Il giorno che dà avvio alle celebrazioni rinnoverà l'obiettivo educativo. Il laboratorio dedicato a «animali e pregiudizi» sarà un momento di conoscenza con le specie che suscitano ribrezzo o timore: rospi, pitoni reali, blatte soffianti, cincillà, insetti stecco, furetti e lombrichi. Un esperto spiegherà infatti le caratteristiche biologiche, etologiche e i collegamenti con l'ambiente in cui vivono questi animali. Una giornata che avrà il sapore della scoperta e della novità per i piccoli mentre per i grandi sarà una sorta di ritorno al passato. Quando erano loro ad essere tenuti per mano, compravano le noccioline per gli elefanti e le giraffe così da vederle vicinissime, portavano le mele all'orso Bruno e scappavano davanti allo scimpanzè che sputava a tutti quelli che andavano a vederlo. Gabbie di ferro e pavimenti di cemento erano gli spazi riservati a questi animali. Era un mondo diverso. Gli animali selvaggi dietro le sbarre sembravano l'unico modo per conoscerli da vicino. A distanza di generazioni negli zoo le barriere sono meno visibili, gli animali hanno spazi ampi e confortevoli. Molte specie non ci sono più. A differenza di quelle a rischio estinzione, nate in cattività, inserite in progetti di tutela e conservazione oppure sequestrate e affidate all'ex zoo. «Il passaggio dalla vecchia struttura zoologica espositiva e museale a quella attuale in Fondazione Bioparco - spiega il presidente Paolo Giuntarelli - significa un profondo mutamento della mission in ossequio alle linee guida internazionali e trasformano l'attività dello zoo in una struttura di ricerca, educazione e conservazione. Visitare il Bioparco in quest'ottica - conclude - significa passare non solo una giornata lieta ma sostenere i progetti di conservazione in loco, che il Bioparco di Roma porta avanti insieme alle altre strutture. Venire al Bioparco vuol dire contribuire alla risoluzione della perdita della biodiversità su scala globale». Un obiettivo alto al costo di un biglietto.