«Macchine come armi Servono leggi più severe»

Aumentanocome la rabbia per una legge che ancora non c'è, un vuoto normativo che consente di uccidere usando un'auto come un'arma senza essere adeguatamente puniti. Per questo Giuseppe Picano, 37 anni, stamattina eviterà di aprire il giornale davanti alla mamma Vincenza, 64 anni, e al papà Ugo, 69, ex bidello: per non fargli vedere la drammatica foto pubblicata qui sopra, e che ha immortalato il tentativo di linciaggio del romeno ubriaco che andò a farsi una birra al bar dopo aver travolto e ucciso il fratello Marco, sulla via Collatina la notte del 6 febbraio 2009. Giuseppe, preferisce non ricordare? «Quando non si può avere giustizia conviene almeno provarci, perché la verità è che dimenticare davvero quel che è accaduto non succederà mai, nemmeno se ci provassi tutta la vita. E ogni volta che leggiamo o sentiamo dalla televisione che un pirata della strada ha fatto piangere di nuovo una famiglia ripiombiamo nella stessa disperazione del primo giorno». Cosa pensa rivedendo la foto del tentativo di linciaggio dell'omicida di suo fratello? «Penso che la rabbia degli automobilisti testimoni dell'incidente, che hanno visto il pirata attraversare la strada e andare al bar come se nulla fosse accaduto, è l'unica cosa giusta in questa tragedia, parlo dell'indignazione e del sentimento di impotenza». Perché, non sente di aver avuto giustizia? «Il romeno che ha ucciso mio fratello è stato condannato solo a tre anni e mezzo. Eppure aveva rubato una macchina e guidava ubriaco. Poteva prevedere di uccidere zigzagando sulla Collatina. E infatti alla fine è finito dall'altra parte della corsia, dove c'era mio fratello Marco, che tornava a casa con la fidanzata sulla sua Daewoo. L'ha centrata in pieno. Poi come se nulla fosse è andato al bar a bere una birra. E mentre mangiava una pizza l'hanno trovato gli automobilisti che avevano visto quel che era successo ed erano andati a cercarlo. I carabinieri l'hanno salvato dal linciaggio caricandolo su un'ambulanza». L'ultima vittima si chiamava Marco come suo fratello. Ma il pirata della strada non è un romeno ma un diplomatico. Cosa dice? «È scappato esattamente come l'immigrato che ha ammazzato mio fratello. Ma quel che è peggio è che se lo troveranno non gli faranno niente come è successo al pirata della strada che ci tolto il nostro Marco». G. M. Col.