Cinquanta dirigenti scolastici di 140 scuole romane lanciano un appello al Campidoglio, oltre che al ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e, quindi, al ministro Gelmini.

Voglionocapire di che tipo di tutela possono godere, come comportarsi. L'ultima delle tante proroghe al termine ultimo per dotare gli istituti di tale certificato, è scaduta il 30 giugno. Da parte del Governo nessun decreto legge è venuto per continuare a far slittare la data e la Regione non può emanare alcuna ordinanza in merito. Quindi, l'attività degli edifici scolastici privi del Cpi è penalmente perseguibile in assenza di detta proroga legislativa. Forte è la preoccupazione fra i responsabili degli istituti comprensivi, anche perché c'è stato il primo caso di controllo definitivo da parte dei Vigili del Fuoco: è stato a Boccea, con conseguente chiusura di una scuola e trasferimento negli edifici connessi al plesso scolastico, ma neppure quelli hanno il certificato; se controllati dovrebbero chiudere. I bambini rimarrebbero a spasso? Assolutamente no, impossibile interrompere un servizio pubblico come la scuola. Si è quindi a un vicolo cieco. «La situazione è rimasta identica da tantissimi anni, le scuole hanno continuamente spedito all'ente locale le richieste di adeguamento, ma a oggi gli edifici risultano ancora non conformi», sottolinea l'architetto Filippo Fasulo, esperto di prevenzione e sicurezza cui fanno riferimento i distretti scolastici autori della lettera al comune e al ministero. La richiesta dei dirigenti scolastici parla chiaro e fa riferimento ai «controlli in corso a cura del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco - Monitoraggio predisposto dalla direzione Regionale VV.F., nei quali viene imputata al Dirigente Scolastico della scuola del comune di Roma l'assenza del Certificato di Prevenzione Incendi (di esclusiva competenza dell'Ente Locale)» e che come conseguenza «è stato redatto per l'edificio scolastico citato specifico verbale di non autorizzazione dell'attività ai fini antincendio». Spesso nei controlli vengono rilevate luci non regolamentari negli ambienti scolastici e preposte all'indicazione delle vie di fuga, mancanza di certificazioni degli impianti elettrici e della messa a terra, ma il problema più grave riguarda proprio l'impianto antincendio. In quest'ultimo caso e soprattutto nelle scuole di quartieri nuovi e ai bordi della città, l'acqua degli impianti arriva agli idranti con una pressione troppo bassa. «La fornitura d'acqua della città, proprio perché questa è molto cresciuta – continua l'architetto Fasulo – non è più sufficiente a garantire la pressione giusta. Per gli impianti antincendio servono apparati di pompaggio che compensino la mancanza. Un lavoro molto costoso e lungo già per una sola scuola». Intanto molte delle lettere dei dirigenti degli istituti comprensivi romani sono state inviate e già ricevute da comune e ministero, ma nessuna risposta è ancora tornata alle scuole. Continua ancora il silenzio che ha caratterizzato la vicenda negli scorsi due decenni, ma l'emergenza è ormai alle porte. Giu. Gri.