O soldi o morte per la pineta di Fregene

È malata la pineta di Papa Rospigliosi, a Fregene. Un terzo degli alberi è stato attaccato dai parassiti e decine sono quelli pericolanti. «Da un anno e mezzo la pineta di Fregene è chiusa», ricorda il capogruppo del Pdl a Fiumicino Massimiliano Graux. Vietato l'accesso per motivi di sicurezza, recitano i cartelli appesi sulla recinzione. Il polmone verde piantato da Clemente IX nel 1666 per proteggere i campi coltivati della vicina Maccarese dai venti carichi di salsedine in arrivo dal mare è ora abbandonato al degrado. E, visto che la pineta di Fregene non è soltanto una pineta ma un monumento nazionale, la vicenda è finita in consiglio comunale. Vittorio Emanuele III elevò il bosco costiero a monumento, nel 1923, perché fossero garantite manutenzione e tutela. Fino agli Anni Sessanta tutto filò liscio. La pineta, fiore all'occhiello della cittadina balneare, divenne superba scenografia per il cinema. Federico Fellini la utilizzò come set per «Lo sceicco bianco» e «Giulietta degli spiriti». Poi il degrado. Finché una decina di anni fa la Regione Lazio l'ha acquisita proprio per recuperarla e garatirne la conservazione. Vennero spesi tre miliardi di lire. Nel 2004, con la firma della Nuova convenzione di Fregene, la pineta passò al Comune. La manutenzione venne affidata ad associazioni private e cooperative. Qualche albero malato venne tagliato, l'erba nelle radure rasata a dovere. Ma dal 2009 più nulla. «Il trenta per cento degli alberi è malato e, se non si interviene, verranno contagiati dai parassiti anche i pini sani», sostiene Graux. Il sindaco Mario Canapini ha dato mandato all'Ufficio Ambiente di effettuare uno «studio di riqualificazione per riaprire almeno i percorsi turistici nella pineta» e per questo ha chiesto un contributo alla Regione.