Valeria Costantini Quattro mesi di attesa per un'operazione in Day Hospital, dieci giorni per un intervento in Sala Chirurgica Ortopedica.

Lesette sale adibite agli interventi del nosocomio lidense, non ce la fanno a gestire la mole di lavoro in entrata a causa della riduzione del personale infermieristico, che da maggio è passato dalle 27 unità già a malapena sufficienti a 22. Un organico che dovrebbe «coprire» le quattro sale chirurgiche e le tre sale specialistiche (ortopedica, oculistica e ginecologica), calcolando che, per ogni intervento, di solito servono dai tre ai quattro infermieri. Un manipolo di camici verdi e sette stanze, a fronte di un'utenza di 400mila residenti, contando il XIII Municipio, il Comune di Fiumicino e le località limitrofe come Torvaianica o Pomezia. «Le emergenze ovviamente sono gestibili e hanno la precedenza, – spiega Eugenio Bellomo, delegato sindacale Rsu – ma le cinque sedute settimanali di operazioni attuali, non bastano a ridurre le liste di attesa soprattutto per interventi meno gravi, ma non per questo meno importanti. Il problema, annoso, è la carenza degli infermieri. Non parliamo di personale qualunque ma altamente specializzato, per il quale è necessario un addestramento di almeno sei mesi. Ogni chirurgo poi, a seconda dell'operazione in corso, ha bisogno di assistenti più che preparati, capaci di utilizzare le numerose apparecchiature e ferri e di saper seguire i dettagli dell'intervento in corso». La «coda» più lunga per i pazienti risulta quella del Day Hospital chirurgico: almeno quattro mesi di attesa anche per una semplice unghia incarnita, ma anche per altre tipologie di prestazioni. «In sala ortopedica – aggiunge Massimiliano Carta, delegato Rsu – le attese si sono allungate dai soliti 3-4 giorni, agli attuali 10-12 di attesa. E non è certo simpatico per un paziente con il femore rotto, aspettare giorni e giorni, immobilizzato a letto». L'allarme infermieri, poi, sottolineano i sindacalisti, coinvolgerà a breve anche il pronto soccorso e la sub-intensiva. Il blocco del reparto emergenze insomma, visto che buona parte del personale, tra cui molti precari, ha i contratti in scadenza o si avvia verso mobilità e maternità. «Per una volta sarebbe bello provvedere prima che si parli del blocco delle sale operatorie e che le liste di attesa arrivino ad un anno - conclude Bellomo – In pronto soccorso ci sono state novità importanti, come il display che annuncia ai pazienti in attesa i codici in cura e i lavori di ristrutturazione, ma è il personale in più che serve realmente».