In lacrime con la bara in braccio "E adesso giustizia per Jacopo"

Una piccola bara bianca. E il dolore di una madre che piange per il suo Jacopo, morto sabato scorso nel Policlinico Casilino dopo aver visto appena due giorni di luce. Lei, Selene, è seduta con la testa poggiata sulla spalla di Giancarlo Muzzi, padre del piccolo, e ascolta senza riuscire a smettere di piangere l'omelia nella parrocchia del Divino Amore. L'ha tenuto in grembo nove mesi. Non l'ha potuto finire di crescere. Di lui le rimane il braccialetto identificativo dell'ospedale assegnato durante il parto, che tiene stretto al polso.   Nella chiesa, per portare conforto ai genitori di Jacopo, decine di mazzi di fiori bianchi e duecento persone tra parenti e amici. C'è anche una rappresentanza della squadra femminile di calcio della Lazio. La sorella di mamma Selene, Silvia, gioca con loro da attaccante: «Avrei voluto portarti al campo - dice Silvia con la voce rotta dalla commozione -, vestirti da ometto e farti la cresta ai capelli. Invece dobbiamo vestirti da angioletto». La Polisportiva Lazio darà un supporto economico alla famiglia per le spese legali. La convinzione dei genitori è che, dopo il parto cesareo, Jacopo sia morto a causa di una lite tra due ostetriche. Anche per i funerali al Divino Amore hanno ricevuto il contributo organizzativo della squadra biancoceleste. Le giocatrici sono in fila nella navata destra con la testa bassa e il fazzoletto in mano. C'è anche la presidente della Regione, Renata Polverini, in mezzo alla folla riunita per Jacopo. Sarà lei a tenere aggiornata la famiglia sull'esito delle indagini per stabilire le cause della morte. «Abbiamo messo in campo tutti gli strumenti per fare luce sulla vicenda - spiega Polverini - e speriamo non sia ascrivibile a qualcosa che non ha funzionato. La commissione che abbiamo insediato sta lavorando». Intanto dal Policlinico la Governatrice ha ricevuto un breve appunto sul caso: «Si limita a parlare del presunto diverbio tra le due ostetriche, confermando la versione delle professioniste che dicono di non aver mai avuto diverbi. La commissione valuterà tutti i passaggi clinici del piccolo paziente». Certo è che sul Policlinico, ora, si andrà a fondo: «Gli accertamenti andranno oltre il caso specifico». Ciò che non convince Polverini è il numero di parti cesarei effettuati negli ospedali del Lazio. «La percentuale è elevata non solo nelle strutture private ma anche in quelle pubblichei».   I dati dell'Asp le danno ragione: nella regione il 44 per cento dei parti avviene dietro intervento chirurgico. A Roma il primato va all'Umberto I, col 60 per cento sul totale delle nascite. Per Polverini sono troppi. Per questo, con la sua amministrazione, è pronta «a sostenere i parti naturali e a incentivarli» nel corso del suo mandato. Dietro di lei, mamma Selene piange ancora. Papà Giancarlo tiene la piccola bara in braccio fuori la parrocchia. La poggia nel carro funebre. Poi l'ultimo addio. E un mazzo di palloncini bianchi vola verso il cielo.