L'odiosità di un crimine si misura anche in base alla tipologia delle vittime.

Perquesto le truffe che hanno come obiettivo l'esercito della terza età, un'«armata» in progressivo aumento grazie all'allungamento medio della vita, suscitano sentimenti di ripulsa più intensi. Il 60% di tali delitti colpisce persone fra gli 80 e i 90 anni. Eppure il fenomeno, sebbene in leggero calo e malgrado il numero maggiore di iniziative e di luoghi di ritrovo offerti alla «categoria» negli ultimi anni, non sembra scomparire. Non di rado, inabilità fisiche o torpidità mentali li mettono alla mercé dei truffatori: gli anziani, che poi sono i nostri nonni, genitori e zii, rimangono soli nel semi-deserto della metropoli chiusa per ferie e per le iene a due gambe che li prendono di mira sono come una solitaria zebra ferita nella savana. Il metodo è sempre lo stesso. Si carpisce la loro fiducia con una bugia per ottenere soldi, com'è avvenuto ieri a Centocelle, oppure per introdursi in casa e rubare oggetti preziosi dopo averli narcotizzati (in alcuni casi c'è scappato pure il morto). Il risultato è un senso di frustrazione e di impotenza che li porta spesso a non sporgere denuncia, a nascondere per vergogna il «fattaccio» ai parenti, che gli rimproverebbero di non sapere badare a loro stessi. Che fare, allora? Ognuno di noi potrebbe adottare idealmente un anziano, seguire il suo percorso, quando capita, con gli occhi affettuosi di un familiare, avvertirlo e proteggerlo dai pericoli. A noi costerebbe poco. A loro eviterebbe il trauma causato dallo spregevole raggiro. Coletti a pag. 29