Valeria Costantini Oltre cento bambini disabili privati di assistenza sanitaria e il centro per la Tutela della salute mentale e la riabilitazione in età evolutiva (Tsmree) di Ostia chiuso.

Sonopronti ad occupare la struttura di via del Sommergibile, operatori sanitari, genitori e sindacati che ieri mattina hanno protestato di fronte all'edificio del XIII Municipio, per sottolineare tutta la loro disperazione. Sono 39, su un totale di 65, al momento i piccoli pazienti, affetti da lesioni celebrali, autismo, disturbi motori, seguiti dalle tre logopediste e le due terapiste della neuro psicomotricità che però, il 2 settembre prossimo, perderanno il lavoro. Il mancato rinnovo del loro contratto significherebbe, per i centri sanitari di Ostia e Acilia, non poter più seguire i bambini con il poco personale a disposizione: senza citare gli oltre cento piccoli in lista di attesa. «Senza operatori la struttura chiuderà, è chiaro - ha esordito durante il presidio Eugenio Bellomo, sindacalista delle Rsu di Ostia – Siamo pronti a ogni forma di protesta in caso di mancate risposte da Asl e Regione Lazio». «Ci barricheremo dentro il centro», ha avvertito il capogruppo FdS alla Regione, Ivano Peduzzi. L'ultima flebile speranza per le famiglie e i piccoli, è riposta nel consiglio regionale straordinario sulla sanità del 21 luglio. «La seduta è stata richiesta da tutta l'opposizione – ha sottolineato Luigi Nieri, capogruppo regionale di Sinistra e Libertà e da Giulia Rodano, capogruppo Idv alla Pisana – Durante l'assise presenteremo un ordine del giorno per capire come risolvere la drammatica situazione del Tsmree di Ostia». «Ci saremo anche noi il 21 - spiega Enrico Nonnis, direttore del Tsmree – Chiudere questo centro, o comunque licenziare le cinque operatrici, significa lasciare senza assistenza non solo gli oltre cento bambini in cura, ma privare un territorio con 250mila abitanti di un servizio sanitario vitale per queste famiglie». «Mia figlia stava facendo dei progressi incredibili, – sottolinea Miriam Ripalucci, una delle mamme battagliere – Se le terapiste se ne vanno, non potrà più essere assistita. Si tratta di terapie lunghe, che aiutano i nostri figli lungo tutto il corso della loro vita. Interromperle vuol dire bloccare il loro sviluppo». Le fa eco Maria, madre di un bambino di 10 anni: «Se il servizio cesserà non ci sarà più speranza di miglioramenti per i nostri di figli».