Degrado in scena al teatro Argentina

Sul programma ufficiale loro non ci sono. Eppure vanno in scena. Non fanno gli attori. Ma il teatro è diventato come una prima casa. E a volte anche un posto di lavoro. Sono i suonatori, i mendicanti e i barboni che si appostano davanti il Teatro Argentina. Eppure il palcoscenico di largo Torre Argentina è per la città un simbolo. Inaugurato nel 1732 è oggi la prima sede della fondazione Teatro di Roma. Da quei camerini sono passati i più grandi attori. In scena opere di prestigio, dal Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini (1816) ai capolavori di Pirandello e Shakespeare. Fuori le porte a vetri dell'Argentina regna però il degrado. Di fronte all'entrata principale e a quelle secondarie siedono decine di barboni. C'è una signora che a metà mattinata poggia i suoi borsoni e stende le coperte in un angolo. Si siede.   E attende che il tempo passi. L'immagine non è proprio la più adatta a un teatro storico. Soprattutto se, poco più il là, spunta un senzatetto con quattro cani: tutti accasciati al suolo con una ciotola a metà marciapiede nella speranza che qualche generoso lanci un euro. Stessa scena una porta più in là, ma con qualche cane in meno. La gente passa e ignora. Attende l'arrivo del trambus 8 e va via. Spiccano, nel degrado, i suonatori. Si alternano in tre. Prima due ragazzi con tanto di trombetta e bongo. Poi arriva un signore più anziano con la seggiola personale. Un po' affaticato si siede a poggia il suo cestino della speranza a terra. Lo riempie con qualche cent. Prende fiato e col suo sax detta il ritmo ai passanti. All'Argentina lo show del degrado è fuori programma. Ma ogni giorno è una replica.