Olimpiadi, ecco le candidature

Mezzo secolo dopo Roma ci riprova, immagina di rivivere quell’emozione che coincise di fatto con la prima Olimpiade dell’era televisiva: quella che portò in giro per il mondo l’immagine vincente dell’Italia di Berruti, di Benvenuti, che consacrò l’infinito talento di Cassius Clay e restò nella mente per quel prodigio a piedi nudi del fenomeno etiope Bikila. Un affondo nella storia con tutto il fascino della Città Eterna a fare da cornice e propulsione per la nuova impresa: riportare i Giochi Olimpici a Roma. E l’avventura è ripartita ieri mattina, ore 10.12, con l’arrivo della delegazione romana guidata dal sindaco Alemanno al Palazzo H del Coni. In realtà approdano all’unisono i due rappresentanti delle città che si contenderanno l’unico posto disponibile per diventare sede dei Giochi Olimpici in programma nel 2020: ammesso che il Cio, tra tre anni a Rio de Janeiro, deciderà di assegnarli all’Italia. Dalle due automobili, allineate a mo’ di corteo, scendono il sindaco di Roma Gianni Alemanno e quello di Venezia Massimo Cacciari: entrambi stringono in mano il dossier che da lì a breve consegneranno al presidente del Coni Gianni Petrucci, imparziale. «Io voglio vincere, e per questo sceglieremo chi ci consentirà di farlo», ha commentato seccamente il numero uno dello sport italiano. Percepibile, anche a occhio nudo, la differenza di spessore tra i due incartamenti. Quello di Alemanno ha l’aria di essere una roba molto consistente, Cacciari sembra invece avere in mano un depliant turistico da agenzia viaggi. «Importante è quello che ci sarà dentro» dice lontano dai microfoni uno degli accompagnatori del sindaco lagunare. E così sarà... Già, ma questo spetterà alla commissione che proprio ieri il Coni ha istituito (ne fanno parte il presidente Petrucci, i vice Agabio e Pancalli, il segretario generale Pagnozzi, i membri Cio Pescante, Cinquanta, Ricci Bitti, Carraro e Di Centa) e che avrà da ieri circa due mesi di tempo per analizzare le risposte date al questionario olimpico dalle due candidate. L’impressione è che, vista la consistenza dell’avversario, Venezia abbia preferito un «low profile» che invece non è esattamente nello «stile-Roma». Alemanno e i suoi hanno fatto davvero le cose in grande, come dimostrerà la potenza di fuoco mostrata, poco dopo, nella faraonica conferenza stampa all’Auditorium: c’era praticamente tutta la Roma che conta. Ma la competizione, almeno quella di facciata, si apre all’insegna del fair play. Alemanno fa leva sullo spirito olimpico, sottolineando come «l’unità nazionale si compatterà sulla scelta della città fatta dal Coni. Per Roma è l’inizio di un lungo viaggio che per una sfida che vuole essere acceleratore di progetti». «La proposta della capitale gode di una sua inerzia, ma quella di Venezia ha una tale carica di originalità e fascino che eguaglia la forza inerziale del progetto romano. Ho fiducia che il Coni dia un giudizio sereno e motivato» ha commentato invece Cacciari. Una delle armi che potrebbero rivelarsi vincenti per Roma è la «compattezza»: il fatto cioè che tutti i Giochi si svolgeranno in un’area che non supererà i 15 chilometri quadrati. Mentre Venezia, inevitabilmente, dovrà allargare la sua ramificazione in tutta la regione. I primi numeri raccontano cifre pesanti per la Città Eterna che avrebbe un rendiconto pazzesco dall’assegnazione. Il budget per la candidatura è di 42 milioni di euro, quello operativo ammonterebbe a 1 miliardo e 900 milioni. Eppoi ne serviranno circa 13, sempre di miliardi, per la realizzazione dei Giochi, infrastrutture comprese. Insomma roba pesante, ma Roma prima dovrà vedersela con Venezia, poi con il resto del mondo: il cammino è iniziato, ma la strada è ancora lunga... molto lunga.