Riciclaggio, a Roma manager di Ama Servizi si autosospende

"Ho deciso di autosospendermi dal ruolo di amministratore delegato di Ama-Servizi Ambientali per senso di responsabilità istituzionale nei confronti dell'azienda e del Comune di Roma, e per evitare che la mia vicenda venga strumentalizzata per motivi politici. Intendo ribadire, tuttavia, la mia totale estraneità alla vicenda Di Girolamo tanto che, a quanto ho appreso, non risulto neppure iscritto nel registro degli indagati". Così l'ad dell'Ama-Servizi Ambientali Stefano Andrini ha deciso di lasciare il suo incarico nella municipalizzata dopo che il suo nome era comparso nell'ambito dell'inchiesta sul maxi riciclaggio. Il nome è spuntato nelle carte sul maxi riciclaggio della Procura di Roma che ha scatenato la bufera su Fastweb e Telecom Sparkle. Accanto a Gennaro Mokbel, gli inquirenti hanno citato, nel provvedimento di custodia cautelare, anche Stefano Andrini, attuale ad di Ama Servizi, l'azienda che nella capitale si occupa della nettezza urbana. Andrini, secondo quanto scritto dai magistrati della Procura di Roma, ha fatto parte della truffa che ha portato alla richiesta di arresto del senatore Nicola Paolo Di Girolamo, accusato di aver comprato voti della 'ndrangheta in Germania. Per essere eletto all'estero di Girolamo doveva essere residente non Italia e, sempre secondo l'accusa, ad acquisire la residenza fasulla lo aiutò una vecchia conoscenza della destra romana, Stefano Andrini. Il nome di Andrini, proprio qualche mese fa, al momento della nomina ad Ad di Ama, sollevò molte polemiche proprio per il suo passato di esponente di gruppi dell'estrema destra: nell'89, infatti, fu accusato e condannato per lesioni aggravate ai danni di due ragazzi davanti al cinema Capranica di Roma. Nell'ordinanza che ha portato ieri all'arresto di Gennaro Mokbel ed altre 55 persone, il giudice scrive che Andrini "quale istigatore e Di Girolamo quale esecutore materiale, hanno determinato un numero rilevante di elettori ad esprimere la propria preferenza per un candidato che, non avendone i requisiti, non poteva essere validamente proclamato eletto e conseguentemente non può esercitare il mandato elettorale conferitogli con il voto".