Che un sindaco di destra dedichi una strada ai martiri di destra è una «non notizia».

MaGianni Alemanno è uno strano primo cittadino. I suoi ideali non sono inquinati dall'ideologia, la matrice «sociale» delle sue radici politiche lo porta a sostenere spesso posizioni vicine al mondo della solidarietà cristiana e, già a metà degli Anni '80, era un deciso ecologista «pragmatico». È un uomo difficile da etichettare, che ha sempre vissuto in prima persona i suoi impegni e se ne è puntualmente assunta la responsabilità. Lo ha fatto trent'anni fa, lo fa oggi. E la decisione di dedicare una strada alle vittime della strage di via Acca Larentia, tre attivisti del Fronte della gioventù uccisi 32 anni fa da un commando di estremisti di sinistra, va inserita in questo contesto atipico. «Largo Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni; vittime del terrorismo 7 gennaio 1978», sarà la scritta che comparirà fra qualche giorno (forse la data del 7 non potrà essere rispettata a causa dell'iter amministrativo) all'inizio della via tra i numeri civici 28 e 36. Lo ha stabilito la giunta capitolina nella seduta del 2 dicembre scorso. Ma Alemanno, un anno e mezzo orsono, propose di dedicare tre strade anche a Craxi, Almirante e Berlinguer. E nel trentunesimo anniversario della morte, il sindaco ha voluto incontrare la madre di Valerio Verbano, militante di Autonomia Operaia assassinato dai neofascisti. Un comportamento che ha l'obiettivo di sottolineare l'insegnamento «non violento» che quelle morti dovrebbero averci trasmesso. Che cerca di sostituire la «cultura dell'odio» favorendo l'ingresso del sacrificio e dei valori di personaggi scomparsi nella memoria collettiva, siano stati di destra o di sinistra. È l'uomo che morde il cane.