"Caro Babbo Natale, in regalo io vorrei la sestina vincente"

Per questo anno a Babbo Natale i romani chiedono solo sei numeri esatti. Una sestina che, se azzeccata, vale oltre 100 milioni di euro. Un montepremi che manda in delirio le folle e ripopola le ricevitorie. E dopo aver sistemato i figli si pensa a se stessi. Una casa, un auto e poi un bel viaggio. Ecco la hit parade dei sogni dei capitolini in corsa per il jackpot del SuperEnalotto ultra milionario. Un desiderio a tanti zeri che i romani stanno rincorrendo a suon di euro, due euro oggi, due domani. Ogni occasione sembra buona per «fare una giocatina», un caffé, un cornetto, un panino; ogni scusa è ottima per tentare la sorte. Dalla periferia al centro di Roma, dai più giovani ai più anziani, tutti e ovunque giocano. Ormai non si parla di altro.  «Centomilioni di euro... e quanti so'?». E via si che si spazia con la fantasia. Attici bellissimi nel centro della capitale, una casa al mare e una in montagna per assicurarsi le vacanze, Suv dai motori ruggenti per le gite fuori porta e utilitarie per la città, viaggi in giro per il mondo. Ma, con 100 milioni di euro, dopo aver sistemato figli, parenti ed estinto debiti vari, di soldi ne rimangono anche per fare della beneficenza. Molti darebbero «almeno 5 milioni di euro» in beneficenza soprattutto verso associazioni che si occupano di donne e bambini. Infine c'è chi metterebbe tutto nelle banche dei paradisi fiscali, chi investirebbe in appartamenti per poi vivere di rendita con gli affitti e chi, soprattutto tra le donne, si toglierebbe uno sfizio. Uno sfizio estetico, «con tutti questi soldi finalmente mi posso rifare», chi il naso, chi il seno e chi il lifting. Cento milioni di euro sono tantissimi ma i romani non disdegnano neanche i quattromila euro al mese che si possono vincere con il fratellino appena nato del SuperEnalotto, il Win For Life. Ha soli 76 giorni di vita ma già milioni di fans e ha esaudito i desideri di 100 persone che per venti anni avranno sul proprio conto un regalo di quattromila euro al mese. E a Roma le persone ci «metterebbero la firma».