Assalto al treno delle sigarette presi i predoni dei vagoni merci

Fermare un treno in piena notte, svuotare un vagone carico di sigarette in meno di cinque minuti, senza che il macchinista si accorga di niente. Tranne del semaforo rosso che lo obbliga allo stop non previsto. Sono i predoni dei treni merci. Lesti e ingegnosi. Gli investigatori della polizia ferroviaria del Lazio, diretti da Carlo Casini, li hanno scoperti l'altro giorno a Centocelle. Ne hanno arrestati due e denunciati altrettanti, compreso il probabile basista, un operaio in pensione delle Ferrovie dello Stato che sa come fermare un convoglio lungo ottocento metri usando un gancetto appeso ai cavi elettrici che corrono sopra il treno. I poliziotti hanno recuperato anche il carico: 85 scatoloni di sigarette, pari circa a 200 mila euro. In manette sono finiti Umberto Rocci, 42 anni e Domenico Curzi, di 55. Denunciati L.R., e G.L., 61 anni, il ferroviere in pensione. Le accuse contro i primi due: furto pluriaggravato e attentato alla sicurezza dei trasporti. I restanti sono sospettati di complicità. Nella notte tra lunedì e martedì i predoni decidono di agire nel tratto vicino a Orte. Sanno cosa aspettare e quando sarà il momento di agire. Attendono il treno di cartoni di sigarette. La merce è della Philip Morris, è stata caricata in Olanda, ad Amsterdam, come avviene puntualmente una volta alla settimana. Il bottino ha fatto gli scali più importanti del Nord Europa, è giunto a Milano, a Firenze. Quindi ha imboccato la linea lenta Firenzo-Roma. Ogni scatolone contiene cinquanta stecche di Marlboro col bollino dei Monopoli di Stato. Non sono «bionde» di contrabbando ma moneta sonante. Basta trovare un tabaccaio compiacente e l'affare è fatto. Il bottino vale la metà del suo prezzo: il commerciante compra un pacchetto a 2 euro e 20 e lo vende al pubblico a 4,40. Il ricettatore era stato trovato, sempre a Centocelle. Solo che stavolta l'affare è andato all'aria. I predoni si appostano sulla Orte-Roma, al chilometro 92, nel territorio del comune di Bassano in Teverina, in provincia di Viterbo. Il convoglio è lungo 800 metri. Scelgono di assaltarlo in un punto preciso, poco prima di un semaforo, all'altezza di un curva ampia della strada ferrata, quando il macchinista che è davanti al treno non può vedere quello che succede al centro o in fondo. I fari della locomotiva bucano l'oscurità. I predoni si preparano. Fissano alla linea elettrica aerea dei cavi a uncino con le punte di rame scoperte. Si accende il semaforo rosso, il treno deve fermarsi. Il macchinista blocca il convoglio. Se si è attivato lo stop, pensa, ora dovrà succedere qualcosa, passare un altro vettore. I predoni agiscono in questi pochi minuti: con un grossa tronchese fanno saltare i lucchetti che tengono le porte scorrevoli dei vagoni, entrano e li svuotano, gettando gli scatoloni nell'erba. Prendono le sigarette più costose e lasciano le altre. Al massimo la lancetta dei minuti fa quattro giri d'orologio. Poi il pilota chiama la sala operativa, chiede chiarimenti. L'addetto alla consolle gli risponde che può proseguire, non ci sono intoppi, non è previsto alcuno stop. I predoni hanno finito, lui non lo sa e riparte. Gli investigtori della Polfer seguono i predoni e il carico. E l'altro giorno arrivano in via dell'Aeroporto di Centocelle. I poliziotti non mollano il furgone carico di merce con due predoni a bordo. All'improvviso i "pirati" si insospettiscono. Girano il camion e cambiano strada. La Polfer interviene. Li arrestano e sequestrano il carico da riconsegnare ai Monopoli. L'indagine non è chiusa.