Pugno duro col predone del bancomat

È vero che il crimine non paga. Ma lui è stato particolarmente sfortunato. Esattamente un mese fa, infatti, è entrata in vigore la nuova aggravante per i «predoni del bancomat». E adesso A. P., 47 anni, disoccupato, rischia fino a un ventennio di galera. È stata applicata per la prima volta nella Capitale una norma introdotta nel pacchetto-sicurezza e diventata «operativa» l'otto agosto: «Sono aggravate le pene previste per il furto e la rapina commessi sui mezzi di trasporto e nei confronti di chi abbia appena prelevato agli sportelli bancomat», recita il dispositivo. E il «nostro uomo» proprio questo faceva. Attendeva le sue vittime nei pressi degli sportelli automatici che distribuiscono contante e, sotto la minaccia di un taglierino, le rapinava dei soldi appena prelevati. La nuova disciplina integra il reato di rapina, specificando l'ipotesi che questa sia compiuta in danno di «persona che si trovi nell'atto di fruire ovvero che abbia appena fruito dei servizi di credito, uffici postali o sportelli automatici adibiti al prelievo del denaro» e prevede che tale condotta sia punita con pene tra i 4 anni e mezzo e i venti anni di reclusione. In precedenza tali condotte, non contemplate nel codice penale, potevano essere sanzionate anche con le condanne previste per la rapina semplice, con pene fra i tre e i dieci anni. L'uomo è accusato di aver portato a termine due colpi «fotocopia», uno il 26 luglio e due l'8 agosto (più una tentata rapina) nel territorio di competenza del commissariato Torpignattara. A luglio, nei pressi dello sportello bancomat della Bnl in via Ferraironi, derubò una persona di 500 euro. Sempre davanti al medesimo sportello, ad agosto, si fece consegnare altri 500 euro dicendo alla sua vittima: «Non urlare... Non ti succederà nulla». Una terza rapina finita nel nulla la tentò alle 11.30 sempre in via Ferraironi, lo stesso giorno: «Li hai presi tutti i soldi?», chiese il bandito al cliente della banca. Quindi cercò di impossessarsi della somma, ma la reazione dell'aggredito di turno lo costrinse alla fuga. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto per A. P. la custodia cautelare in carcere, come chiesto dal pubblico ministero Giuseppe Corasaniti, che da tempo è impegnato sul fronte della lotta al fenomeno. Un fenomeno che crea allarme sociale, considerando anche l'aumento dell'uso delle tessere magnetiche per ritirare denaro dal proprio conto bancario. Il quarantasettenne, tradito anche dalle telecanere dell'istituto di credito, che aveva di recente installato un sistema video di nuova generazione in grado di registrare immagini di alta qualità, aveva escogitato pure un originale trucco per sviare le indagini: con le sue vittime fingeva un accento tipico degli immigrati dell'Est europeo. Ma questa volta al «romeno de Roma» è andata davvero male.